Marisa Bertini, inconfondibile con i suoi capelli prima biondi e oggi di un bianco brillante che incorniciano maestosamente e i suoi occhioni azzurri, un simbolo della Siena fatta di dedizione e della sua contrada: la Lupa. E’ qui che l’abbiamo incontrata, intenta a cucire le monture.
“Nel ’95 ho pensato, visto che non c’erano più tante bandieraie e i costi erano elevatissimi, perché non imparare e fare da soli?”
Così Marisa cerca qualcuno disposto ad insegnare, anche se la sua idea fu vista all’inizio con un certo scetticismo. “Ma la fortuna aiuta gli audaci e trovai una bandieraia proprio della Lupa, Maria Degli Innocenti, disposta ad insegnarci. Convocai una ventina di donne, ricordo le prime bandiere fatte dalla signora Bianchini e da Claudia Bonechi, Lucia Frati, Sabrina Franci.”
L’intraprendenza di Marisa non si ferma qui insieme alla consapevolezza che la contrada, la città, devono trovare le risorse al proprio interno “Perché per i costumi dobbiamo rivolgerci fuori? In più la Lupa ha la fortuna di avere un sarto come Fabio Leonardi che si è sempre occupato di monture. Così ci siamo dedicati anche a quelle di piazza, non solo a “quelle di fatica”. Le abbiamo “raddoppiate” con la stoffa di riserva perché ora i ragazzi sono tutti palestrati. Anche la gualdrappa del cavallo fu fatta da Antonella Parrini. Sarebbe bello che tutte le contrade potessero fare le monture da sole, rendersi indipendenti. E a noi piacerebbe anche poter insegnare quest’arte”.
I racconti di Marisa sono intrecciati di nuove idee e ricordi “la contrada è cambiata tanto, ma sono i tempi che cambiano. Dobbiamo essere noi più anziani ad aggiornarci, a stare al passo. Anche perché quello che non cambia mai è l’attaccamento alla contrada che vedo tanto forte nelle donne, ne ho “rallevate” quattro generazioni, quindi lo posso dire.” Ma su una cosa un po’ di nostalgico rammarico c’è “mi ricordo un rispetto diverso tra le rivali, ci poteva essere la scazzottata, ma dopo due ore eravamo tutti a bere insieme.”
Marisa, instancabile, dedica il proprio tempo al bene della Lupa e della città, oggi infatti è anche presidentessa della sezione provinciale dell’AVO “c’è sempre stato il bisogno di rendermi utile, anche quando ero una ragazzina. Ho vissuto la guerra e come giovane partigiana facevo la staffetta, portavo da mangiare agli ebrei, nascosti nelle fonti. È uno spirito che mi è rimasto. Fare qualcosa di buono per la mia città”.
Ed è questo l’augurio che fa Marisa a Siena: “che il nostro Palio resti sempre una festa, una festa di amici, se si vince si fa baldoria e se si perde il buon senso di accettare la sconfitta. L’odio non fa bene a nessuno e si rischia di sfare il Palio. Un po’ di tempo fa ho invitato i bambini a replicare Ondeon per gli ospiti del Campansi e ho detto loro una cosa che vorrei dire a tutti: “cercate sempre di essere senesi prima ancora che contradaioli”.
Selene Bisi
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