Ci siamo. E’ il giorno del Palio e Siena compie nuovamente la sua magia. Nel tumulto della corsa, il giornalista vede qualcosa…
Mi svegliai che era quasi ora di pranzo: il giorno del Palio.
La mano penzolava a filo dal materasso.
La strada era anonima adesso, solo i turisti trottavano dalla piazza ai vicoli, come se la gente della contrada, la solita veduta per tre giorni dileguasse via all’improvviso. Cercai il vecchio, poi Celeste, ma li vidi solo il pomeriggio.
Trovai l’uomo prima, ottant’anni, mi propose di salire da lui chiedendomi se volevo un goccio.
Beveva nelle ore prima del Palio, così disse.
La casa del vicolino era più vasta di quanto da fuori, così costretta, si potesse credere. Un bel salotto con un tavolo in rovere dove posò la brocca. Un divano coi cuscini ammucchiati, la tv che trasmetteva da Piazza del Campo il Corteo Storico che “ferma il mondo”, come disse.
O almeno il mondo senese prima che si corra il Palio.
Era il momento giusto per capire davvero cosa stesse per accadere, eppure ci soffermammo a parlare ancora del mio lavoro, del perché a Siena. Delle mie considerazioni su ciò che di poco avevo visto in tre giorni.
Appena fummo ubriachi si fece sera, tanto che il vecchio si mise su di una sedia vicino alla finestra senza guardare lo schermo. Una volta andava in Piazza a vedere la corsa, tempo dopo in strada.
“Ma adesso…”
Eppure la corsa, tutto così strano: eppure io vidi qualcosa.
Eppure… stetti male, ecco.
Stetti male, mentre le bestie ansavano inseguendosi. Una contrada in testa, poi la “mia”, dei miei vicoli angusti, ecco che si librava in un frullio d’ali. Era il suo volo. E fu prima.
Il gran rombo che seguì la corsa mi stordì. Ricordo il vecchio, mi fissava piangendo. Ed io… fui io ad avere paura! Le stradine monche s’invasero di una folla berciante esplosa nel budello della via.
Tutto si macchiò di un certo splendore nella poca luce della sera. Corsi alla trattoria, Celeste dava il vino a pioggia.
Quanto passò? Quanto bevemmo oltre?
Cos’era il Palio?
La bestia dentro la stalla, la schiena lurida dei trucioli sul sudore, quello degli uomini che la abbracciavano, baciavano l’animale in un rito che presto colsi, e strinsi. Ma il senso, ancora, svanì.
Celeste, ancora. Salimmo in casa. “Il Palio è questo mi disse, il Palio si concede, mica sempre!” Ci baciammo nella sua soffitta polverosa. Quanti anni aveva? Non lo seppi mai. Dormii tra le sue braccia mentre le strade della contrada s’addensavano e si svuotavano di genti come il palpito d’un respiro.
Tornai col treno del giorno dopo senza capire nulla. Il vecchio dalla faccia incagnata nell’ombra del vicolino, il suo pianto di vita dopo la corsa. Il cavallo come il busto di un santo su di un piedistallo barocco: ecco la stalla.
Il vino poi, i vicoli monchi, le bandiere che frusciano come foglie ingiallite da un’estate troppo breve. Il volo della vittoria percepito da un vecchio schermo. Le vie chiuse e sfuggenti come un’intera città, come il gioco delle gambe di una donna, come Siena, che si era mostrata a me ma solo un attimo breve, senza farsi conoscere a fondo, come non si conosce la vita, mai.
Il mio articolo per la redazione:
Un tempo ho camminato su Siena.
Il raggio breve del Palio bruciava
un mattino
sulla terra d’inverno, brevemente.
Su uno sciame di aspetti… inutilmente.
Una donna vicino.
Un’arietta popolare da vino.
Michele Masotti
Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio“. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena“, mentre a giugno 2017 è uscito l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città del Palio: “Il Tesoro di Siena”. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione“, anch’esso legato al territorio senese.