Siena, un anno lungo una vita. Le stagioni si susseguono, così come i periodi della vita che passano lenti, accarezzandoci le spalle e il volto. Così, come passa il Palio. Michele Masotti racconta l’anno contradaiolo, dall’immediato dopo corsa, agli attimi che la precedono.
Per tutto il giorno disteso a letto.
Rumoreggiavano lontani i tamburi della vittoria; e nei giorni immediati dopo il Palio c’era un rituale strano che sempre compivo: tornare in Piazza e passeggiare, quando parte della terra è tolta e dei palchi resta uno scheletro strano, sfatto.
Un giro di conchiglia, soffermandomi a pensare sul brusco confine tra il tufo e la pietra serena riemersa. Cosa sarebbe stato di un altro anno? L’attesa, la pioggia sui balconi, il freddo. Quanto dover attendere? Ancora l’estate d’agosto tuonava di una spossatezza infinita, eppure per noi si faceva inverno, presto. Come spiegarmi che a mezz’agosto era già la fine?
Camminavo da solo nella Fortezza, poche ore dopo, fissando gli ippocastani bruciati dal sole e le case basse basse e lucenti di San Prospero. Da lontano giungevano ancora gli echi della vittoria d’altri, ma più flebili, lievi come il solicello morente d’agosto. E specchiandomi nella maturità dei miei quarant’anni ebbi quel ricordo: il mio babbo che da piccolo mi portava lì a giocare; poi, andando via, sempre quella storia che non mi stancavo mai di farmi raccontare.
Vedevo il gran cassero coi bastioni ergersi imponente su Siena e pensavo alla nostra grandezza. Il babbo sorrideva di un sorriso mite e colmo d’altre verità: la Fortezza, diceva, era qualcosa di ostile, costruita sulle macerie d’un altro forte infranto dalla rivolta senese. Parole strane quelle di allora; secoli addietro e la Francia, la Spagna, Montluc sulle baliste a difesa della città.
Le “bocche inutili” sulle quali fantasticavo come un qualcosa a cui togliere la patina del dramma. E poi l’eroismo, fino a Montalcino. Infine il Palio su tutto.
Quelle storie erano pian piano tornate negli anni, quando nel Corteo Storico rivedevo gli armati e i gonfaloni, balestre e marcette marziali sulla pelle dei tamburi repubblicani.
E in quel pomeriggio di Fortezza, nel solco dei miei compiuti giorni e appena spentosi il Palio d’agosto, ebbi quella sensazione, ebbi il brivido di capirne il senso, ma solo per un attimo.
Il Palio come gioco nato al tramonto, nato nell’autunno della Repubblica. Le contrade, osmosi di vecchie milizie civiche traghettavano l’appartenenza guerriera nel gioco.
Quando nel Palio odierno la gran sfilata racconta lievemente quel dramma scordato. Immersi nella tensione, privi di lucidità, sfila sommessa e quasi in disparte la processione di bandiere e vecchi stemmi andati in malora.
In una lentezza snervante ma silenziosa, come per non disturbare. Ma ricordando di Siena un passato mitico e presto interrotto.
La Repubblica assediata e costretta alla resa chiede ancora un ultimo giorno d’estate per fingere d’esistere. Schianta in fretta un mortaretto nella Piazza, Siena muore ancora e la maturità a lungo raggiunta e bramata mostra tutto il suo velo decadente, autunnale.
Ma non fa così la vita?
Come se il sedici agosto, su Siena già si posasse un tappeto di foglie rosse, come se a quarant’anni s’intravedessero lontano, dal belvedere di Fortezza, le nubi fosche del tempo andato, attendendo i lumini d’inverno e il peso della neve sui cornicioni, sui merli gotici, sulle nostre vecchie contrade.
Uscii da Fortezza mentre il Palio d’agosto pareva altro e la mia età matura si fece enigma.
Michele Masotti
Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio“. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena“, mentre a giugno 2017 è uscito l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città del Palio: “Il Tesoro di Siena”. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione“, anch’esso legato al territorio senese.