Palio

Oltre il Palio: “L’inverno, la Vecchiaia” – di Michele Masotti

Siena, un anno lungo una vita. Arriva l’inverno e anche il Palio sembra assopirsi. Un tempo inutile, eppure esiste. Come la vecchiaia. Michele Masotti racconta l’anno contradaiolo, dall’immediato dopo corsa, agli attimi che la precedono.

Sotto casa mia, tutte le sere di quell’inverno, passava un omino curvo, vecchio vecchio e che salutavo sempre dalla finestra. S’accucciava nella scesa, in un lembo d’ombra che faceva un arco a mezza strada e dove c’è uno scalino sciupato. Parlava da solo stretto nel suo cappotto.

Qual era la sua storia?

Lo conobbi un giorno freddo di gennaio. S’era soffermato sull’effigie della contrada nel muro ad angolo; scesi le scale e mi avvicinai scrutandolo come sempre. Il suo borbottio si fece più nitido. Come raccontasse qualcosa di cui afferravo malamente il senso. Si voltò con gli occhi tristi.

“Vieni“, mi disse.

Mi portò dentro al museo della contrada che in quella strada aveva la sede, e che non era la mia. Poi come mi conoscesse, iniziò parlando del suo passato, di quello del rione: nomi e personaggi, aneddoti; il suo era un bisogno.

E nominava quel cavallo come vivesse ancora. Come se l’elmo del duce, roso dal mulinello dei secoli, potesse essere ancora calzato. Come se il tempo freddo dell’inverno, della sua età, prendesse nuovamente vita. Mi chiese come mi immaginavo la mia, di vecchiaia.

E in ogni discorso immergeva il Palio.

“Il Palio vive un tempo morto lunghissimo”.

“L’inverno, no?”, dissi mentre vagavo distratto nel museo ddella contrada.

“Sì”, annuendo.

L’inverno del Palio ha un significato profondo. Appare inutile eppure esiste, come la vecchiaia”.

Tutto ciò che non volevo era proprio quello: io mi immaginavo chissà che su di lui e invece era un vecchio qualunque, di quelli che salmodiano filosofie sulla vita trascorsa. Lo avevo creduto un tipo interessante, scrutandolo dalla finestra.

Adesso era un ennesimo stereotipo. Il rimpianto per l’età perduta, Siena come conservazione. Le contrade e la quiete. Persino i cimeli del museo mi vennero a noia dopo poco. Lo salutai fingendomi carino.

Nei giorni dopo però, quando rimbacuccato dal freddo di nuovo passava sotto casa, facevo finta di non vederlo. Non volevo mi riempisse di nuovo di cose banali. Era ovvio che il Palio aveva il suo tempo morto, e per di più necessario.

Era banale che a primavera rinascesse.

Che le contrade, ammuffite nei circoli invernali, pascessero piano la resurrezione.

Da sempre il Palio è metafora del tempo, e lo si sa. Non c’era bisogno del vecchio petulante, dei suoi ricordi tristi.

Intanto contavo i giorni che ci separavano dalla primavera, quanto affacciato alla finestra, mirando in lontananza la valle azzurrina, udivo le prime stamburate sotto gli alberi in fiore.

E arrivarono. Accade sempre da un giorno all’altro. Il Palio, soffocato sotto una patina grigia, all’improvviso appare all’orizzonte, come dietro la collina si mostra la vecchia città rossa e turrita.

Scesi in strada un indeterminato giorno di marzo ma avvertii subito un brusio strano, un crocchio di gente all’angolo della via; c’era qualche conoscente che ripeteva quella frase, parlavano di lui: il vecchio era morto.

Così, all’improvviso, o almeno all’improvviso per me, abituato per tanti mesi a vederlo passare di lì, come dovesse continuare per sempre.

Allora mi ricordai del nostro incontro, l’unico, quando mi aveva parlato della vecchiaia e del Palio. Mi sentii triste.

Pochi giorni dopo, poi, vidi la bandiera della sua contrada infiocchettata d’azzurro. Pensai al vecchio morente, alla nuova vita appena schiusasi e alla primavera ormai giunta.

E piansi.

Michele Masotti

 

Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio“. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena“, mentre a giugno 2017 è uscito l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città del Palio: “Il Tesoro di Siena”. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione“, anch’esso legato al territorio senese.

Arianna Falchi

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Arianna Falchi

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