Arriviamo al trenta giugno. Per il giornalista, tutto è ancora più confuso, ma una luce si accende con incontri e racconti.
Avvolto dalla luce abbagliante d’estate non riuscivo a concentrarmi su niente. Il caporedattore mi scriveva messaggi ogni ora o quasi. Che voleva ancora?
Ero a Siena. Punto.
“Le interviste ai giovani? Sono avvicinabili i dirigenti?”
Per il giorno dopo il Palio dovevamo essere pronti con l’articolo, ma io sentivo solo il nome della bestia, ridetto ancora e ancora tra gli anfratti del vicolino.
C’era un vecchio su di uno scalino, che in mezzo al rione di pietra mi apparve confusamente l’unica cosa posseduta di un senso. Non mi distingueva, sbirciava provandosi a farsi schermo dal sole con le mani, stava lì accasciato e lo squadrarmi a lungo mi incuriosì.
Sedemmo assieme tutta la mattina, parlando un poco. Parlai io soprattutto, del mio lavoro, di come non trovassi sinceramente nulla di vero in quelle cose “tutte senesi”.
Provocavo il vecchio sperando in un sussulto. Eppure era così quieto. Mi sorrideva percependomi estraneo. Già, estraneo, ma a cosa? Mi chiedevo.
Pranzai Da Celeste, una trattoria limitrofa, poiché mi ero ripromesso di vivere in quei duecento metri per tutto il mio soggiorno. Sapevo di non aver bisogno di altro per “capire il Palio”- questo era l’intento della redazione.
Celeste aveva gli occhi fondi, trent’anni? I fianchi larghi, la bocca più rosa che rossa. Si prodigò per tutto il pranzo (che volle offrirmi) per spiegarmi cosa fosse mai questo Palio.
Prima della prova coi cavalli, la prova della sera, avevo incamerato nozioni vaghe sull’appartenenza, le corse primaverili che si fanno in provincia, il battesimo (sic!) imposto ai piccoli, il fatto che lei aiutasse le donne in contrada con la cucitura di bandiere e monture dalle fogge ottocentesche.
Tutto qui?
La prova dunque. Attesi sfilare il cavallo, Celeste credendo che il mio pezzo finisse su chissà quale giornale continuò per tutta la sera, mi volle a cena. E francamente lo preferii anche se forse avrei dovuto segnarmi qualcosa della vita in contrada addentrandomi di più tra la gente. Ma non era quella la vita della contrada? Vecchie foto da osteria, il vino, che bevvi fino alle una. I racconti più o meno noiosi.
E poi quelle case addossate l’una all’altra per non farle tremare. Le fissavo, quello mi riusciva veramente degno, senza capirlo però.
Michele Masotti
Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio“. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena“, mentre a giugno 2017 è uscito l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città del Palio: “Il Tesoro di Siena”. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione“, anch’esso legato al territorio senese.