Un giornalista arriva a Siena, incaricato di scrivere un articolo sul Palio e sulle sue tradizioni. E’ il 29 giugno e le voci che si intrecciano tra i vicoli cittadini parlano solo di una cosa: cavalli.
“Voglio un pezzo sul Palio”.
Non ne sapevo niente, non volevo saperne niente. Il Palio mi appariva un suicidio, un’unicità anacronistica e vezzosa. Il mondo della provincia, quanto di più non sopportavo.
Presi il treno rimuginando sul caporedattore, la sua faccia intonsa di macchie come gli intonaci restati a stento per qualche muricciolo di Siena.
“L’ha fatto apposta”, pensai.
Avevo l’albergo in una viuzza del centro, le bandiere spiegate ad accogliermi. Due ragazzi in strada parlottavano senza sosta, io seduto al bar col taccuino (il computer in albergo) e una medicina da bere. E’ il 29 giugno, si attende qualcosa, i cavalli dice qualcuno sguaiato, nemmeno lo capisco.
Cosa dovrei scriverne?
Le persone non mi interessano, casomai la conformazione della strada che avvolge forse un vecchio castello le cui pietre sono frammiste ai mattoni postumi dalle abitazioni. L’innesto di qualche bifora nelle case, ce n’è una dal sembiante gotico, però sciattata, troncata nell’arco e dove inizia una finestrella, proprio di fronte alla chiesa.
E la chiesa stessa persa nel muro, riconoscibile solo per gli stemmi centenari fissati sulla pietra.
Chissà quando.
Si parlotta in gruppi di poche anime, sui cavalli. Ancora.
Il giorno sfila nella noia finché non arriva. Il boato e le persone sparse sui vicoli, intersezioni monche che somigliano a fiumiciattoli pietrosi, come un ossame battuto dal solicello d’estate.
La bestia che giunse aveva i nodelli lucidi, un manto scuro, chi la guardava sembrava invaso da una strana febbre.
I ragazzini impazziti, le donne del rione il sintomo di una rovina incipiente, una tragedia da compiersi a breve. I loro occhi erano così strani, come… occhi del trionfo. Tutte le imposte della via furono chiuse, come se fosse la bestia a imporre la serrata.
Gironzolai intorno per ore senza in realtà sapere che fare.
V’era un parlottio sensibile e discreto. E il caldo soffocante metteva una paura strana addosso.
Il cavallo intanto era annaffiato da un energumeno a torso nudo e scavezzava, nitriva.
Infastidito dal Palio e le sue anime cercai il sonno presto, alle dieci, mentre i canti salivano alti dagli anfratti nudi della contrada.
Michele Masotti
Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio“. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena“, mentre a giugno 2017 è uscito l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città del Palio: “Il Tesoro di Siena”. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione“, anch’esso legato al territorio senese.