Palio, anno 2016: la nuova epoca

Nell’ultima parte del secolo scorso furono Cianchino e Il Pesse – otto vittorie il primo, nove il secondo – a dettare legge in Piazza. Mentre il vivaio dei giovani tentava di farsi spazio e di crescere rubando il mestiere ai migliori. Poi arrivarono gli anni Duemila e da quel gruppo di ragazzi di lunga gavetta uscì in tutta la sua potenza il fantino senese che tre vittorie aveva portato in Fontebranda e che altre dieci avrebbe coronato diventando l’imperatore: Luigi Bruschelli detto Trecciolino. L’unico che potrebbe ancora intaccare il record di Aceto con le sue 14 vittorie.

Equilibri che si rompono e nuovi fronti che si prospettano. La passata stagione paliesca ha chiuso porte e spalacato portoni, cambiando le carte in tavola per tante strategie che hanno dominato negli ultimi anni. Un momento di ricambio fisiologico che prima o poi sarebbe dovuto arrivare. L’occasione era stata un anno fa, quando Giovanni Atzeni detto Tittìa e Andrea Mari detto Brio si sono trovati a scegliere e decidere prima di tutti gli altri. Una stagione che poi ha dato loro ragione vedendoli uscire trionfanti da Piazza. Era il canovaccio per questo 2016 che vede definirsi in maniera forte il nuovo profilo dei fantini prima, delle strategie di conseguenza (l’ordine è volutamente messo così).

La tratta ‘triste’ di questo 29 giugno ne è esempio lampante: dieci popoli che escono da Piazza col cavallo appena avuto in sorte, senza esultare, è qualcosa che toglie uno dei momenti di pathos più forti. Hanno saltato un pochino il Nicchio e la Lupa per avere avuto in sorte cavalli che già hanno corso e ben figurato: Quadrivia e Preziosa Penelope. Per il resto, la magìa è stata davvero ridotta al nulla.

E tutto, però, appartiene a un disegno ben preciso: la matita in mano stavolta ce l’ha solo Tittìa perché Brio sconta la squalifica e rientrerà ad agosto. Ma è una matita usata solo per definire: il profilo era già noto nei mesi scorsi e poco o niente è cambiato, tanto che in un’ora appena le monte si sono chiuse senza alcun guizzo di fantasia.

L’arrivo di Quadrivia nei Pispini  ha rimesso in tempo reale il giubbetto del Nicchio a Tittìa, che dopo le vicende di un anno fa si trova a intraprendere una nuova avventura ma senza rivale sul tufo: un’occasione imperdibile per lui. Di qui è partito tutto il giochino delle monte che non ha rivelato sorprese, nemmeno forse per Bighino (Valter Pusceddu) nella Tartuca dopo che sembrava certo nella Contrada di Castelvecchio l’arrivo di Turbine (Elias Mannucci).

Da una parte (quella di Tittìa) e dall’altra (quella non di Tittìa)  i pezzi sono andati al loro posto come se quello fosse il destino: Gingillo su Porto Alabe nell’Oca, Turbine nell’Istrice su Smeraldo Nulese, esordiente dai grandi numeri. Bighino su Mocambo – che per la terza volta tocca in sorte alla Tartuca – e Girolamo nella Chiocciola su Raktou, cavallo che il fantino conosce benissimo. Brigante nel Bruco su Reynald King e Tremendo nell’Aquila su un altro esordiente, Renalzos.

Poi c’è l’altra parte, quella di Scompiglio nella Lupa su quella Preziosa Penelope che fa bene sperare. E quella di Trecciolino nel Drago su Phatos de Ozieri (cavallo che agli addetti ai lavori piace molto) e di Bellocchio nella Giraffa sull’esordiente Sarbana. Così, mentre Brio è costretto a stare a guardare, Tittìa mette a cavallo i suoi uomini e definisce il progetto proprio come, una quindicina di anni fa quando arrivò a Siena  – ragazzino sardo con caratteri teutonici – cominciò a farsi le ossa a scuderia Bruschelli fino ad aver imparato e rubato con gli occhi al suo maestro.

 

Difficile dunque parlare del bacio della sorte, piuttosto si dovrà dire – la sera del 2 luglio – che la scelta dei fantini ha baciato questa o quella Contrada. Esperienza insegna che nulla va forzato ma soltanto saputo aspettare ed oggi pare sia compiuto il destino di un’epoca di Palio che si chiude e ne apre ufficialmente una nuova. Diversa, meno romantica e più tecnica. A noi resta la sorte, quella sì, che stabilirà se ci saranno stati gli uomini giusti al posto giusto o se, alla fine, la legge del Palio deciderà per conto suo a dispetto di ogni strategia.

Katiuscia Vaselli