Il 3 luglio 1870 (domenica) si corse un Palio desinato a restare a lungo nella memoria dei Senesi. Vinse il Bruco, ma la Carriera fece registrare una serie di incidenti: alla mossa tre Contrade forzarono e i fantini caddero rovinosamente. Quello dell’Oca si infortunò seriamente, tanto da non essere più in grado di correre e i contradaioli di Fontebranda inscenarono una vera e propria piccola rivol…ta contro i giudici della corsa, insultandoli pesantemente e pretendendo di correre con un altro fantino. Naturalmente la richiesta non venne accolta, ma il cavallo di Fontebranda non fu allontanato dalla pista e restò nei pressi del Casato, tanto che, al secondo giro, vi sbatté addosso il gruppo che stava inseguendo il Bruco (già dalla partenza in prima posizione) con la caduta di Onda, Aquila, Leocorno e Civetta. Come ci si può immaginare, tutto questo determinò un dopo-corsa altrettanto turbolento quanto lo era stato l’avvio della carriera, con incidenti a ripetizione. Alcuni giorni d
opo, il 6 luglio, il Sindaco Luciano Banchi inviava una severa circolare ai Priori delle Contrade nella quale deplorava gli incidenti e li richiamava ad un controllo più rigoroso sul comportamento dei propri contradaioli. ” E’ d’uopo – si legge nella circolare del Sindaco – che i Signori Priori d’accordo coi Capitani, convocata all’occorrenza anche una straordinaria adunanza dei componenti la Contrada, si adoperino a persuadere i tutti che il tempo di un fanatismo cieco, che talora diventa colpevole, deve intendersi passato oramai; che uno spettacolo pubblico a cui accorrono in gran numero cittadini e forestieri deve cessare di essere uno spettacolo di scandalo e di vergogna, che il rinnovarsi dei disordini dell’ultima corsa equivarrebbe a costringere ad ogni costo l’autorità a ricorrere a provvedimenti radicali”. In particolare, il Primo Cittadino stigmatizzava, oltre al comportamento becero e anarcoide dei figuranti, anche l’uso di fare i “partiti” fra contrade e fra fantini e rico
rdava che tale pratica era vietata a norma di regolamento. Inoltre, dal documento, traspare una indicazione molto importante per capire come si formavano le comparse di Piazza nelle Contrade più piccole: “Si sono costituite – scrive infatti il Banchi – società per governare ed amministrare contrade che sembra difettino di persone veramente addette ed appartenenti alle medesime. Queste società che non possono portare alla Contrada a cui non appartengono affezione veruna , sono unicamente guidate da sentimenti di favoritismo per altre Contrade, o anco da meno nobili sentimenti”. La circolare non tardò a scatenare un putiferio: Agostino Gori, Priore dell’Aquila, rispose a stretto giro di posta che una Contrada con poca popolazione come la sua era costretta a far monturare gente esterna (addirittura mancando, si legge, di contradaioli in grado di rivestire le cariche dirigenti della contrada stessa) e che perciò era, per lei, “necessità derogare dalle costituzioni nel ricorrere a persone
estranee, e mercè una ricompensa onde queste vengano a figurare in comparsa. Come così non venisse tollerato – minacciava il Priore aquilino -resterebbe costretta rimetterne la nomina alla S.V.Ill.ma”. Il problema creatosi il 3 luglio, continuava, non era stato tanto dovuto al comportamento dei monturati, quanto alla sciagurata recente decisione di dare la mossa con due canapi, con il crearsi si una sorta di gabbia per i dieci fantini entro la quale essi non trovavano lo spazio per muoversi come volevano. La questione continuò ad essere discussa fra Comune e Contrade fino alla fine del mese: mossa con un canape solo; mossa con due; mossa senza nessun canape (proposta del Governatore dell’Oca, l’architetto Piero Marchetti). Sarebbe bello, commentò il Sindaco, ma senza alcun canape i cavalli partirebbero a casaccio “ora l’uno e ora l’altro e si farebbe notte senza avere data la mossa”. Alla fine fu deciso di togliere il secondo canape e ripristinare la mossa con un canape solo, dando
tuttavia facoltà al mossiere di dare addirittura la mossa già quando il gruppo avesse voltato al Casato e giudicasse che i dieci già da questo momento erano allineati. In quanto al divieto di stipulare i partiti, il Sindaco, rassegnato, riconosceva alla fine che esso era già previsto dal regolamento, ma che “i regolamenti saranno sempre inutili e insufficenti (sic) e che per toglierli bisogna sperare nel benefizio del tempo”. Non risulta che quel tempo sia ancora venuto
Maura Martellucci e Roberto Cresti
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