Le parole di Jonatan Bartoletti dopo la vittoria del 2 luglio 2016 nella Contrada della Lupa su Preziosa Penelope.
Scompiglio compie il miracolo e riporta in Vallerozzi un sogno tenuto nel cassetto per 27 lunghissimi anni. Dal terzo posto al canape e con l’avversaria accanto il fantino è riuscito a mantenere una freddezza che ha sancito il suo volo verso la vittoria. Un volo sulla bella Preziosa Penelope, con la quale è stato un vero Ulisse che finalmente ha chiuso la lunga Odissea. Lo troviamo nella stalla seduto, da solo, piange. Un’immagine piuttosto insolita per un fantino che è riuscito in un’impresa così importante.
Quando hai capito che ce l’avresti fatta a vincere questo Palio?
“Sono andati giù loro. Si sono un po’ scornati tra Drago e Nicchio, a quel punto io ho studiato le traiettorie di tutti e due ed è solo in quel terzo giro che ho vinto il mio Palio. Io mi sono fatto sotto, con me anche l’Oca ho visto che ha tentato l’attacco a me, al Nicchio e al Drago ma sono riuscito a chiuderla. Era quello che dovevo fare».
Il terzo Casato è stato da maestro…
«Ci dovevo riuscire in tutti i modi, per me e per la Lupa».
È lì che hai tentato davvero il tutto per tutto, quindi…
«Lo sapete che io le faccio queste cose, però purtroppo fino ad oggi non ho mai avuto l’occasione di montare un cavallo da corsa. Oggi l’ho avuta e ho dimostrato quello che so fare e ho dimostrato che in piazza ci sono, che non perdo la testa. Poi io non voglio essere considerato il numero uno, il migliore. Però ho dimostrato di saperci essere».
Numero uno magari no, ma numero unico decisamente sì, visto l’impresa che hai compiuto stasera e sopratutto per il fatto che stasera eri solo…
«Ma io sono sempre stato solo, sono stato solo quando ho vinto nel Leocorno e lo sono stato quando ho vinto nel Montone. Ero solo anche stasera. Ma questo è il mio lavoro, è la mia passione, la mia vita. Oggi ho vinto qui, la prima mossa non valida mi hanno anche lasciato al canape. Ma tanto è così. Gli ultimi due, tre anni mi sono accorto che a Siena finché stai bene in mano alla gente sei tenuto in considerazione, poi non ti considerano».
Questa terza vittoria è importante un po’ come quella del Valdimontone: in entrambi i casi hai rotto due lunghi digiuni…
«Ho aspettato la Lupa tutto l’anno perché credo molto nel rapporto con le persone. Le mie tre vittorie sono sempre partite da questo: nel Leocorno ero fantino di contrada, mi hanno dato fiducia e ho vinto. Così è stato nel Valdimontone ed è stato ora nella Lupa. Io mi affeziono alle persone e ci metto il cuore».
A chi dedichi questo Palio?
«A una persona che non c’è più e ai miei familiari».
Katiuscia Vaselli