Mancano 15 giorni al Palio. L’attesa inizia a far battere i cuori dei contradaioli e c’è qualcuno veramente molto indaffarato.
Mi sento un po’ ignuda, con tutti quest’occhi puntati addosso. Mi sembra m’abbiano levato le lastre, tanto ci so’ voluti entrà nel mezzo e qualcuno, se gli si desse il via, scollerebbe un colonnino e ci si metterebbe lui, alei!, bello piantato in punta al casato, almeno lo vedan tutti. Ma lo sai che?
Ora te lo racconto.
Manca pochino, una folata di vento e già ci siamo, sento già l’odor della terra che mi copre, la collana d’oro che mi fate indossa’ come il vezzo più bello. Manca pochino, uno schiocco di dita e i berci mi saliranno sù, fino alla campana.
Manca così pochino, che un c’ho nemmeno il tempo di pensa’ a tutto! Bisogna mi sbrighi, c’ho da preparammi a sentimmi trema’ sotto le gambe battenti delle bestie, amabilmente calpestata da quelli che so’ nati sotto l’ombra della mi’ torre. C’ho da pensà a come favvici entra’ tutti, a come abbracciavvi pe’ un favvi senti’ soli. Ecco, sì, perché questo fo’ io,
v’accolgo.
Da sempre, da quando la storia ne porta cenno, veglio sull’ardore che v’esce dal cuore. Mi scuoto e mi desto dal torpore invernale, tutti l’anni, mi ripiglio lo splendore del sole che mi scotta, m’indoro per voi e voi per me, palpitanti condottieri della tradizione nostra, portate il trionfo tra le mi’ curve.
Aspre, v’anno fatto frignà come cittini, quelle curve. Vi chiedo di perdona’ quei colonnini, ahimé, un’ sanno quello che fanno! V’ho visto piange’ così tante volte, ho visto i vostri sogni spezzassi addosso ai palchi e m’avete bagnata di lacrime, così tante, che mi sarei sgretolata in una nuvola di polvere.
Ma v’ho visto contenti. Allo scoppio finale. Io, solo io conosco la gioia vera, quella che vi leggo nei musi sudati e stanchi, storti dall’urlo della liberazione. Io, solo i miei palazzi conoscan quel suono.
In me, nascono e muoiono sogni.
Tutta la magia, tutto il sentimento, tutte le speranze, l’occhi al cielo, i respiri perduti, l’attese infinite bruciate dal sole e poi i colori, oh!, quanto mi garba guarda’ i colori delle vostre bandiere che si sfidano a salire più in alto, quasi volessero toccammi i merli. Mi svegliate i sensi, ogni volta.
Le mani, le schiene poggiate ne’muri.
Le voci che cantan l’onore, i passi, la pelle che vibra, le preghiere.
Le sete che s’intrecciano, sfilano, si fanno la guerra.
L’odore del tufo, le bestie, la paura.
Il sale che scivola nelle gote arrossate, l’uva e lo spirito.
Manca pochino. Così pochino, che unn’ho tempo di stavvi dietro.
Scusate, tra poco è Palio.
Apertamente vostra,
La Piazza.
(Arianna Falchi)