Siena trionfa ancora

Una domanda che mi viene posta con una certa frequenza è “ma come si fa a raccontare sempre cose diverse sul Palio”??? Oppure “ E’ sempre lo stesso racconto, non ti è venuto a noia??). Chi pone queste domande rappresenta, in genere chi non guarda il telegiornale perché “sono sempre le stesse notizie” o chi non legge il giornale per gli stessi motivi.Lo scorso 2 luglio la trasmissione del Palio su Rai 2 ha tenuto incollati davanti al video una media di 1,5 mln di telespettatori con una punta di 3 milioni nel momento della carriera e dei successivi replay.

Forse come risposta alle domande iniziali potrebbero bastare, per liquidare la questione, un copia-incolla dei dati di ascolto che già la dicono lunga su come e quanto venga percepito il “sempre uguale” palio ma voglio provare a cercare motivazioni più profonde ed anche più vere per questo grande interesse ad un evento che in teoria dovrebbe riguardare “solo” alcune migliaia di scalmanati senesi.

Quando noi, cercando di spiegare il vero significato del palio, delle contrade (che ne sono l’essenza e la linfa vitale) della città stessa e del suo essere atipica e distinta, anche in modo a volte altezzoso e snob, rispetto ad altre realtà che scimmiottando simboli e atteggiamenti si inventano inesistenti tradizioni e sbrigativi sentimenti facciamo ricorso a metafore sulla vita e tiriamo in ballo secoli di storia non è certo per partigiana “spocchia” e neppure per senso di superiorità o superba presunzione.

Il palio non è un evento sportivo e questo è stato evidente, se mai ce ne fosse stato bisogno, anche nell’ultima carriera, ma non è neppure una semplice corsa di cavalli. I colori delle contrade non rappresentano “scuderie” o aggregazioni di vario genere o neppure un quartiere della città. Nelle contrade sono rappresentate generazioni di uomini e donne che si sono sentiti e si sentono ancora oggi partecipi di un evento che è corale e individuale allo stesso tempo ed è capace di perpetuare quei sentimenti che hanno sentito tutti quelli che ci hanno preceduto e che percepiranno i nostri discendenti.

Il 2 di luglio ed il 16 di Agosto si correva il palio anche quando in Francia regnava il Re Sole o quando la rivoluzione francese spazzava l’Europa con le nuove idee di fratellanza e uguaglianza e quando l’Italia era solo una espressione geografica.

Ma anche quando il Granduca Leopoldo emanava leggi innovative ed aboliva la pena di morte. Si correva il palio anche quando la Regina Vittoria dominava con le colonie mezzo mondo o quando le dittature deliranti del 20° secolo trascinarono il mondo nei più spaventosi della storia dell’intera umanità.

Quando è nata la “fotografia” o il cinematografo. Già nel 1909 venne girato il primo “documentario” sul Palio.

Proprio la neonata Tv di stato realizzò la prima “diretta” da piazza del campo nel 1954.

Il palio, le Contrade e Siena, sono stati testimoni di tutto questo e di tanto altro ancora e questa consapevole realtà ha forgiato il carattere e la cultura di un popolo che, con tutti i difetti che lo contraddistingue e che riesce, con grande disinvoltura, ad incarnare pregi e difetti di una società in sempre più frenetica evoluzione mette in scena, due volte l’anno, la più grande rappresentazione della storia e di tutti i tempi.

La vita!

Maurizio Bianchini