Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera di un nostro lettore non senese che in questi giorni è in città per vivere la magia del Palio
“Ho trascorso gli ultimi due giorni, ovvero quelli del 16 e del 17 di ottobre nella vostra città. Sono venuto con la mia ragazza per passare due giorni a Siena con l’intento specifico di vedere la tratta e la cerimonia dell’assegnazione dei cavalli. Sono un appassionato estimatore del palio di Siena anche perché nella mia cittadina situata in un comune della bassa Umbria nel nostro piccolo è viva la tradizione del palio. Sono un contradaiolo anche io quindi, e ( sempre nel rispetto parlando ) capisco, o quantomeno in una minima parte, tutta la passione, l’appartenenza, l’amore per la propria strada, della propria gente, dei propri palazzi e chiese, l’amore per i propri colori e l’odio per quelli avversari che si ha a Siena, ma niente è paragonabile. Nell’aria si respira profumo di tradizione, come se lavoro, studio, scuole e quant’altro non esistono. Siena è palio. Punto.
Vedere arrivare le contrade in piazza è un’emozione unica. Schierati e compatti dietro la prima fila col capitano a cantare a squarciagola i propri cori e i propri inni, con fierezza e cattiveria pronti a qualsiasi cosa. Prima dell’assegnazione mi sono posizionato all’ingresso di San Martino per riuscire a vedere l’ingresso della maggior parte delle contrade in piazza, all’ingresso di una contrada ( senza fare nomi ) si posiziona vicino a me un signore anziano coi capelli bianchi, la contrada era ferma a cantare all’imbocco della piazza, poi riparte sfilando davanti a noi e il capitano lancia un occhiolino, senza ovviamente smettere di cantare, non faccio molto caso a chi fosse indirizzato perché ero affascinato nel vederli uniti a cantare, ma in molti passando allungano il braccio per salutare quel piccolino signore dai capelli bianchi vicino a me. ( deve essere stato un personaggio conosciuto in contrada perché sembrava che lo conoscessero in molti). Incuriosito tolgo lo sguardo dal muro di gente che sfilava e guardo il signore: occhi chiusi e sguardo in alto. Cantava come e più di tutti quelli che gli sfilavano davanti. Lo fisso per qualche istante e quando riapre gli occhi erano completamente lucidi. Piangeva. Mi sono venuti i brividi a vederlo, e mi stanno venendo adesso a ripensarci.
Siena è unica, Siena è un’altra cosa.”
Nicolò Quadraccia