Lombardi è noto al grande pubblico per essere stato la voce di Hitchcock e dell’attore Richard Griffiths, lo zio Vernon della saga “Harry Potter”.
Sono tanti i senesi che per lavoro o per motivi familiari hanno lasciato la città. Pochi, però, recidono i legami completamente. I più vivono in una specie di nostrale “saudade”. Uno di questi è Paolo Lombardi, un lecaiolo conosciuto in tutta Italia per essere uno dei più importanti doppiatori del Bel Paese. Per questo non ha esitato a rispondere alla chiamata dei creatori de “La Divina Bellezza – Dreaming Siena”, che lo hanno voluto come voce narrante del video. Nelle sue parole c’è l’idea di un’appartenenza lucida, di una futuribile nostalgia che guarda avanti e non indietro.
Come si possono creare suggestioni attraverso la voce, come lei ha fatto per “La Divina Bellezza – Dreaming Siena”?
«Quando ho registrato non avevo le immagini, avevo una guida musicale e mi sono appoggiato a quella. Poi sono un senese, seppure in esilio, conosco quello di cui dovevo parlare.
Mi è piaciuta l’idea di poter creare qualcosa per le cuffie, perché queste permettono che l’audio entri sia nella testa che nell’orecchio. Un mio conoscente mi ha detto che grazie alle cuffie si evitano pure i commenti durante la proiezione!
Credo di essere riuscito nell’intento di suscitare un’immersione totale nel contesto del video. Le parole non sono dei cartelli stradali, non sono semplice informazione. Le parole hanno un valore. Quando leggo e interpreto cerco di pronunciare ogni singola lettera come se fosse detta per la prima volta. Allora vibra e dentro ci puoi trovare un’emozione».
Si è immaginato un personaggio, un volto a cui dare voce oppure ha pensato di essere solo pura emissione vocale, quasi extraterrena, come se fosse la Storia stessa?
«Sono più interventi, quindi più voci. Ogni situazione ha necessitato una determinata attenzione e un particolare riferimento nella sua creazione. La conoscenza della materia trattata mi ha aiutato molto.
Ci sono tanti personaggi dentro “La Divina Bellezza – Dreaming Siena”. Ad esempio c’è Dante, c’è San Bernardino, c’è Santa Caterina. Ognuno ha una sua ricchezza e caratterizzazione. C’è anche la Storia con la S maiuscola, anche attuale».
Pur vivendo in un’altra città lei torna spesso a Siena. Come vede la città?
«Ha bisogno di guardare meno al “come si stava prima”, al “come si era”. Un mio alterego, Tertulliano di Pantaneto, scrive i sonetti per il Leocorno e dice: “Che vuole che le dica? Caro lei, l’albero piantato che non si move alla Lizza, in Fortezza o al Tolomei ogni anno muta forme e foglie nove. Lo sa la sua come si chiama? Noi-stalgia”. Ci sono i giovani che hanno un modo diverso di vedere le cose e non penso che sia giusto lamentarsene. Tutto cambia. Pensare a un mitico passato “età dell’oro” è sbagliato, perché ogni periodo ha le proprie difficoltà. Quello che mi piacerebbe è che i senesi avessero molta più coscienza delle ricchezze che hanno, che abbiamo».
Se Siena fosse una voce quale sarebbe?
«Sarebbe tante voci, non può essere una singola. Anche in questo mostrerebbe di avere tanta ricchezza. Il Palio, ad esempio, lo raccontano le urla, i suoni, i rumori. Niente è preordinato. La Piazza è come fosse uno strumento che suona».
Emilio Mariotti
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