Il 7 aprile 1655 Fabio Chigi viene eletto papa con il nome di Alessandro VII, in ricordo di un altro papa senese, Alessandro III Bandinelli. Riassumere in poche righe una figura tanto complessa, sia nella sua opera come uomo di Chiesa, sia come uomo di cultura e mecenate è impossibile.
Nato a Siena nel 1599 (come ricorda un’epigrafe fatta apporre nel Casato di Sotto,dalla Contrada dell’Onda nel terzo centenario dalla morte) cresce in una delle famiglie più importanti della città, negli ambienti letterari che lo formeranno all’amore dell’arte e del bello.
Lascia presto Siena per seguire una carriera ecclesiastica in continuo crescendo, una carriera che lo rende presente ai fatti storici nodali del periodo: è vescovo di Nardò e inquisitore di Malta nel 1635, Nunzio a Colonia nel 1639 e al congresso di Muster tra il 1643 e il 1648. Torna a Roma nel 1651 come segretario di Innocenzo X e l’anno successivo sarà Cardinale. Sorvoliamo i tratti salienti del suo papato che lo vedono in lotta contro il Giansenismo, impegnato nel riformare la Chiesa di Roma e alcuni Ordini ed Istituzioni religiose, in lotta contro la Francia di Mazzarino e Luigi XIV. Emana bolle importanti, indice due Giubilei. Ma non da meno è la sua opera in ambito artistico e architettonico, sempre a fianco dell’amico di una vita: Gian Lorenzo Bernini.
La tradizione vuole che la sera stessa dell’elezione il pontefice fece chiamare l’artista per affidargli nuovi e prestigiosi incarichi e sarà Bernini a rendere San Pietro splendida come la vediamo oggi. Una concezione (applicata anche ad altre piazze ed opere romane) scenografica che, con il suo colonnato, simboleggia l’abbraccio all’umanità. E, tra le molteplici opere, nomino la “Cattedra di San Pietro”, probabilmente il capolavoro berniniano.
Ma anche a Siena, Alessandro VII, fa sentire la sua influenza, sia per i preziosi doni che invia alla città natale sin dalla sua elezione, sia per gli interventi che opera negli anni. Un esempio ne è la cappella Chigi, da lui voluta in cattedrale per custodire in modo degno l’immagine della Madonna del Voto, tanto venerata dai senesi.
La cappella è rimasta in patronato alla nobile famiglia Chigi fino agli ultimi decenni del Novecento. Oppure le innumerevoli reliquie da lui donate tra cui la Rosa d’Oro (1658), commissionata proprio a Bernini e destinata al Duomo (oggi visibile nella sala del tesoro del Museo dell’Opera della Metropolitana), sei reliquiari in argento con i busti di Santi dell’Opera Metropolitana e il reliquiario con il velo di Maria e il manto di San Giuseppe per la Collegiata di Santa Maria in Provenzano, alla quale la famiglia Chigi era particolarmente legata. Questo legame è dimostrato anche il pregiato stendardo (in origine quelli inviati erano tre: due di dimensioni minori), sempre destinato a Provenzano e oggi collocato sopra l’altare maggiore.
Un manufatto unico nel suo genere, decorato con e armi dei Chigi della Rovere e le insegne pontificie realizzato a filo d’oro e circondato da una cornice di velluto rosso. Alessandro VII, intenditore “di pitture, di sculture, di medaglie antiche, di archivi particolarmente”, come si definiva, muore a Roma maggio 1667 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro. Il suo monumento sepolcrale sarà costruito dall’amico di una vita, Bernini.
Maura Martellucci
Roberto Cresti