È d’improvviso deceduta il 24 novembre 2016 Petra Pertici, studiosa ben nota per i suoi fondamentali contributi, soprattutto dedicati a figure e temi del Rinascimento senese, e non solo. Petra Pertici si era laureata con Riccardo Fubini nella Facoltà di Magistero di Firenze, aveva quindi insegnato nelle scuole superiori ed era rimasta sempre fedele al suo campo preferito di ricerche: non era entrata in ambito universitario sia per gli impegni familiari che per il suo temperamento “alieno – ha scritto Fubini, suo maestro – a piegarsi a vincoli gerarchici” o a “gruppi costituiti”. Numerosi e di grande qualità sono i titoli che testimoniano la sua predilezione per il mondo del maturo Umanesimo.
In “Siena quattrocentesca” (2012) si era soffermata a lungo sui cicli pittorici del Santa Maria della Scala decifrando con piglio originale identità dei personaggi e significato dei simboli. “In sintesi – ha scritto in un agile compendio a fini didattici – è ai cenacoli umanistici e agli uomini della chiesa locale che occorre guardare per intendere a fondo il ciclo”, che è una lezione di etica e di storia. In questo metodo che accostava letteratura, arte e iconografia ebbe in Roberto Guerrini un riferimento costante. Un altro testo apprezzatissimo fu “La città magnificata” (1995) sugli interventi edilizi a Siena nel corso del Rinascimento. Nel presentare il volume, che smentiva la pressoché assoluta preponderanza del Medioevo assegnata da tenaci luoghi comuni, Mario Ascheri, il maestro senese di Petra, sottolineava i risultati conseguiti dalla Pertici: “perché ha lavorato tanto, con intelligenza e dedizione, discrezione e tenacia, attenta ai particolari che acquisiscono un senso solo nel quadro di ampio respiro che ha saputo disegnare grazie al suo amore per Siena e alla sua cultura della città”.
La bibliografia di Petra Pertici è amplissima e coerente. Le piaceva mettere in discussione idee o profili avallati dalla tradizione. Si ricorderà la sua insistenza sulla scoperta dello Pseudo-Sermini. Gentile Sermini è un nome al quale non risponde una persona fisica: e Petra non esitava a ricondurre il lavoro di Sermini alla cerchia intellettuale dei Petrucci, protagonisti di un Rinascimento senese da rivalutare. Anzi non esitò a ipotizzare che Antonio Petrucci – nella voce a lui dedicata nel “Dizionario Biografico” – ne fosse stato l’autore durante la carcerazione a Urbino. Sull’insieme della sua opera l’Accademia degli Intronati, che la ebbe socia attivissima e critica, si prefigge di promuovere la riflessione che merita e di onorarne la memoria con l’affettuosa riconoscenza che le è dovuta sia per l’esemplare rigore filologico che per la sua vivace e sempre giovane generosità.
Roberto Barzanti