I frati Carmelitani indossano un un piccolo mantello che sarebbe all’origine del nome di Pian dei Mantellini
La denominazione di Pian dei Mantellini si spiega con la presenza dei frati Carmelitani; la caratteristica peculiare di questi ultimi, infatti, è lo scapolare, o abitino, che indossato sopra il saio sembra una specie di piccolo mantello, da cui la denominazione popolare di “mantellini” conferita ai frati. Secondo la tradizione, invece, il toponimo sarebbe motivato dall’usanza di appendere al tabernacolo raffigurante la “Madonna del Laterino” accanto alle Due Porte, oppure, a sentire un’altra versione, ad un’immagine mariana dipinta sul fianco della chiesa del Carmine, oggi scomparsa, i mantellini o le gonnelline dei bimbi per preservarli dalle malattie.
L’insediamento senese dei frati carmelitani è attestato per la prima volta dal Costituto del 1262, che dedica loro due rubriche, stabilendo in particolare di donare 25.000 mattoni per la costruzione della chiesa e del convento ai “Fratribus Sancte Marie de Carmino” che stanno vicino a San Marco. Secondo una consolidata ipotesi, questa chiesa avrebbe preso il posto di un’altra, dedicata a San Nicola, o Niccolò, che i medesimi frati avrebbero edificato nell’VIII secolo sotto il Castelvecchio; ciò appare improbabile considerando che l’ordine in questione, il cui primitivo nucleo si riunì presso il monte Carmelo in Palestina, ebbe la sua regola soltanto nel 1208.
La chiesa fu rimaneggiata all’inizio del Cinquecento probabilmente su progetto del Peruzzi, il quale mise mano anche all’imponente campanile che caratterizza molte incisioni e immagini di Siena prima dell’assedio del 1555, tra cui citiamo quella di Hieronimus Cock per la sua nitidezza. Il campanile di Santa Maria del Carmine, così come la cupola, spicca tra le numerose torri rappresentate e le sfida in altezza; nella veduta del Vanni, invece, quasi non si vede più, evidentemente danneggiato durante le fasi della cosiddetta Guerra di Siena. Solo qualche anno dopo, ai primi del Seicento, il campanile fu ricostruito così come ancor oggi lo vediamo. “
Maura Martellucci
Roberto Cresti