Pochi anni dopo la morte di Matilde Manzoni (nel frattempo era morta a dieci anni, e sepolta accanto alla zia sempre nel corridoio del convento dei Servi, anche la nipote Luigina Giorgini, figlia di Vittoria Manzoni e Giovanni Battista Giorgini) il Comune di Siena volle dedicare ad Alessandro Manzoni proprio l’ampia spianata prospiciente il complesso conventuale dei Servi, come viene esplicitato nella deliberazione di Consiglio n. 307 datata 14 giugno 1873, con la quale si approvò la nuova denominazione: “Considerando che il luogo più opportuno sia quello dove esiste la memoria di persona che fu carissima a Manzoni, quale è la salma di una di lui figlia nel chiostro di S. Clemente ai Servi, propone al Consiglio di convertire il nome della Piazza, oggi detta di S. Clemente, in quella di Piazza Alessandro Manzoni”. Il Consiglio comunale accolse la proposta “a grandissima maggioranza”, mentre bocciò quella di Agostino Pavolini secondo il quale la piazza San Clemente era troppo piccola e dunque, “per non rendere una onoranza in certo modo meschina”, avanzò l’idea di intitolare allo scrittore sia questa che l’intera via del Servi. Gli rispose Cesare Bartalini (Stampa Liberale), che conferire lo stesso nome ad una piazza e ad una via era cattiva “consuetudine non solo locale ma anche di altri paesi” e aggiunse che quella di San Clemente, “sebbene non pianeggiante”, era “una delle più ampie della città” e quindi intestarla al Manzoni sarebbe stato tutt’altro che meschino.
Pochi anni dopo la Commissione Consultiva che rivide lo stradario nel 1931 aveva in animo di chiamare la piazza “Prato dei Servi”, come risulta dalla delibera n. 999. Tuttavia, non avendo ancora individuato un nuovo luogo urbano da intestare al letterato milanese, decise di sospendere il cambiamento “sino a che collo sviluppo dei nuovi piani regolatori non siano costruite nuove strade cui assegnare le denominazioni attuali”. Il proposito rimase lettera morta, e il “Prato dei Servi” è ancora dedicato ad Alessandro Manzoni (stessa sorte toccata ad altre quattro intitolazioni: le vie Tito Sarrocchi, Tommaso Pendola, Giovanni Duprè e Sallustio Bandini dovevano tornare a chiamarsi, rispettivamente, via dei Maestri, delle Murella, di Malborghetto e de’ Miracoli, modifiche in realtà mai intervenute).
di Maura Martellucci e Roberto Cresti