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Piazza Postierla e la sua lupa

La colonna con la sovrastante lupa in marmo della Montagnola fu posizionata in Piazza Postierla nel 1487, almeno stando a quanto riferisce Sigismondo Tizio nelle sue “Historiae Senenses”, che essendo state composte tra il 1506 e il 1528, quindi pochi anni dopo, sono fonte piuttosto credibile. Oltre alla datazione, il cronista divulga anche il nominativo dello sconosciuto “picchiapietre” che avrebbe scolpito la lupa, tal Gaspare di Gaspare Giovannello. La critica più recente, tuttavia, tende a non credere a tale attribuzione, considerato che la fiera è una delle più belle tra le lupe senesi e soprattutto sfugge alla stantia ripetizione di un prototipo iconografico che viceversa caratterizza qualche altro esemplare. Forse il Gaspare menzionato dall’erudito fu solo l’ignoto operaio che materialmente montò la scultura e non il suo vero e proprio autore. D’altra parte la raffinatezza formale e la vivezza espressiva della lupa aveva spinto vari autori, sin dal Seicento, ad assegnarla ad artisti importanti, quali addirittura Jacopo della Quercia (Fabio Chigi, Pecci, Faluschi, Romagnoli) Antonio Federighi, oppure Urbano da Cortona. La critica moderna, invece, la riferisce allo scalpello di Neroccio di Bartolomeo de’ Landi, allievo del Vecchietta.
Giovanni Antonio Pecci, nel suo repertorio sulle iscrizioni senesi sparse per la città, riporta la notizia che nel 1764 la colonna sarebbe stata spostata dal luogo originario “e posta nell’angolo per andare alle Due Porte”, cioè all’angolo della piazza verso Stalloreggi; sulla base della colonna, infatti, fu scritto nell’occasione “Ad Aquilae Cesaree sustinendum vexillum hic translata A.D. MDCCLXIV”. Il vessillo in questione doveva essere quello della compagnia urbana entro la cui giurisdizione territoriale ricadevano i Quattro Cantoni, che veniva apposto su un “braccialetto” in bronzo che cingeva la colonna originale. Questo anello, oggi conservato presso il museo della Contrada dell’Aquila, sembra originale e riporta proprio l’anno 1487, che confermerebbe la datazione fornita dal Tizio, anche se sappiamo restaurato in alcuni dettagli negli anni Ottanta dell’Ottocento. Nell’occasione, infatti, fu presentata istanza al Comune affinché il manufatto venisse nuovamente traslato nella sua posizione originaria, verso l’imbocco di via del Capitano, richiesta che fu accolta. Dopo un non più prorogabile restauro effettuato alla fine degli anni Settanta del Novecento, pochi anni dopo la lupa è stata ricoverata presso il Museo Civico di Palazzo Pubblico per ragioni conservative, dove ancora si trova. Sia la colonna sia la lupa sono stati integralmente rimpiazzati nel 1996 da un’opera moderna di Giuliano Vangi.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti

Tilde Randazzo

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