Il 20 gennaio 1607 muore il pittore Alessandro da Mensano, uno dei più importanti pittori senesi della fine del Cinquecento
Il 20 gennaio 1607 muore il pittore Alessandro Casolani detto “maestro Alessandro da Mensano”, nato alla metà del Cinquecento, con tutta probabilità, nell’antico castello di Mensano nel contado di Casole d’Elsa (centro da cui derivò il cognome). Grazie ad un pittore di Pomarance, Cristoforo Roncalli, arriva a Siena dove, secondo alcune fonti, iniziò l’apprendistato nella bottega di Arcangelo Salimbeni.
Favorito dalla protezione di Ippolito Agostini, balì dell’ordine equestre di Santo Stefano e colto raccoglitore di opere d’arte, antichità e rarità (aveva promosso nella sede del suo palazzo senese, ora Casini Casuccini, un’accademia privata, riunendovi letterati e artisti tra i quali appunto il Casolani, Cristoforo Roncalli da Pomarance e Prospero Bresciano), si reca a Roma insieme al compagno Roncalli, e qui visita i cantieri delle logge di Gregorio XIII e la cappella dei Santi Quattro Coronati, meditando sulle invenzioni di Raffaellino da Reggio, di Giovanni de’ Vecchi e di altri artisti del tempo.
Al suo rientro a Siena non mancarono le commissioni importanti come l’Adorazione dei pastori nella chiesa dei Servi e la Natività della Vergine per la chiesa di San Domenico, opera con la quale Casolani si confermò tra i più importanti esponenti della pittura in città. Fioccano le commissioni, a Siena, nel territorio e anche in molte città italiane.
Casolani, tuttavia, pur essendo un artista di grande prestigio, ha un carattere dimesso e modesto, non conosce l’ambizione: rifiuta l’invito di papa Clemente VIII, che lo vuole a lavorare in San Pietro, preferendo restare a Siena e dedicarsi alla numerosa famiglia, ai molti impegni e all’assistenza di malati e bisognosi. Si reca invece, su richiesta del cardinale Federico Borromeo, ad affrescare la Certosa di Pavia. La sua fama oltrepassa i confini senesi, come attesta il ricordo del bresciano Giulio Cesare Gigli nel poemetto “La Pittura trionfante” (1615), dove lo cita insieme a Francesco Vanni e a Ventura Salimbeni tra i pittori senesi “di saper pieni”. La sua opera di maggior prestigio è considerata il Martirio di San Bartolomeo che si trova ancora oggi nella Chiesa di San Niccolò al Carmine a Siena.
Maura Martellucci
Roberto Cresti