Potere al Popolo interviene sul bando per l’assunzione di 26 lavoratori al Santa Maria della Scala. “Giorni fa – si legge nella nota del movimento – è uscito sull’albo pretorio del Comune di Siena un bando per l’assunzione, da parte di Si.Ge.Ri.Co. (ex Siena parcheggi) di 26 lavoratori e lavoratrici per il complesso museale Santa Maria della Scala. La scelta di un ritorno alla gestione diretta di un servizio culturale fondamentale per la città non poteva che essere valutata positivamente: finalmente il pubblico torna a essere al centro di una programmazione cittadina, senza lasciare i beni comuni alla mercé del mercato. Tuttavia, a un esame attento del bando, risulta subito evidente che le priorità della giunta non sono né la garanzia di un servizio pubblico di qualità né la tutela dei lavoratori. Ai lavoratori e alle lavoratrici non è infatti garantita la continuità lavorativa ed è imposto il part-time (con la possibilità di passare al full-time solo in caso di ‘esigenze organizzative’). Inoltre, mutando il livello di contrattualizzazione, come previsto dal bando, gli/le attuali dipendenti (ammesso e non concesso che vengano riassunti/e) perderanno gli scatti di anzianità. Si tratta chiaramente di un’operazione al ribasso, il cui obiettivo principale è quello del risparmio”.
“Il peggio – proseguono da Potere al Popolo – viene fuori se poi si riflette in termini di qualità del servizio. La quantità di personale prevista dal bando appare del tutto inadeguata ad un museo della rilevanza del Santa Maria della Scala (dove ad oggi erano impiegati in 50, ben il doppio). È assurdo pensare che un museo di questa importanza, possa contare solamente su 3 guide museali ed una sola persona addetta alla biblioteca! È essenziale, invece, che l’amministrazione investa seriamente su personale qualificato ed adeguatamente formato, riconoscendo e valorizzando le competenze di migliaia di giovani che sono invece costretti allo sfruttamento, al precariato e al volontariato coatto. Solo così la giunta dimostrerebbe di avere a cuore il patrimonio culturale della città. Invece, è chiaro l’utilizzo strumentale dell’istituto a fini elettorali e di conservazione del potere, esattamente come si è già provato a fare con Siena Jazz e Istituto Franci, in piena continuità con il modus operandi delle amministrazioni precedenti. Per questi motivi, condividiamo le perplessità espresse dall’associazione ‘Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali’ e da altre personalità e soggetti. La cittadinanza senese merita un servizio museale pubblico di qualità ed un’amministrazione che abbia la volontà politica di tutelare e valorizzare un lavoro essenziale come quello dei professionisti dei beni culturali, senza avallare la sua mercificazione e la sua precarizzazione”.