“Fare all’amore” è un canto popolare assai divertente. E’ un vero e proprio inno al sesso, ricco anche di curiosi doppi sensi
Chi fa l’amore a Capodanno lo fa tutto l’anno. Ci proviamo tutti a rispettare il detto, a volte riusciamo, a volte no. Che sia per colpa dell’andropausa, di un due di picche o di una sbornia colossale. Non sappiamo quanti senesi abbiano “consumato” allo scoccare del 2017, tuttavia presentiamo il canto “Fare all’amore” proprio per invitare i cittadini a godere e a peccare di più.
Nel testo la voce narrante è quella di una ragazza che aspetta di veder partire il compagno per la guerra. La giovinetta ha un’idea precisa, direi non biasimabile, su come impiegare il tempo restante prima che l’amato vada a rischiare il collo. Il soldato deve essere un timorato di Dio, visto che la ragazza per prima cosa gli assicura la piena approvazione a peccare del curato (e lei come lo sa???). E’ una strana interpretazione dei dettami religiosi, non c’è che dire. Nel prosieguo del canto la giovane s’interroga sul rientro del soldatino. Nei suoi tormenti c’è un curioso doppio senso, che viene giocato accostando la sciabola insanguinata al membro maschile. Il passaggio più divertente è quello in cui la preoccupazione s’indirizza sull’eventualità che al ritorno l’arma del ragazzo sia “già maritata”. Segno di come la ragazza non sia disponibile a condividere l’ardore del proprio compagno con altre donne, nemmeno in tempo di guerra.
In questo componimento la spensieratezza viene riposta anche nella musica, che presenta un tempo sostenuto. La particolarità di “Fare all’amore” sta proprio nel suo essere un motivo allegro, visto che di solito i canti dedicati alla partenza di soldati, come nel caso di quelli scritti durante la prima guerra mondiale, sono molto tristi, anche melodicamente. Questa canzone, insomma, rientra nei milioni di inviti a darci dentro a letto finché si è in tempo. Potremmo affiancargli, arditamente, “A far l’amore comincia tu” di Raffaella Carrà. Guardando i titoli di queste due canzoni noteremmo una piccola grande differenza, quella tra “fare all’amore” e “far l’amore”. In tutta Italia si fa sesso, ma solo in Toscana “facciamo all’amore”, solo noi, goderecci come siamo, sappiamo la differenza che c’è.
Fare all’amore non è peccato,
anche il curato lo vuol fa.
Oh che gioia, oh che dolor
la partenza de lo mio amore.
E la partenza de lo mio amore,
chissà quando ritornerà?!?
Tornerà a prima sera
con la sciabola insanguinata,
ma se la trovo già maritata
ohi che pena, ohi che dolor!
Emilio Mariotti
(Riferimenti bibliografici Aa.vv.- Incanti di Siena, Nuova Immagine ed. Siena 1997)