MOMENTI
IL GIORNO DELLA CORSA
Non indagare lo spiazzo selciato e
il canale di tufo.
Non inquisire il meridiano orrore,
aspettazione al sangue invaso.
La corsa ha sgravato
un sogno cannibalino
trascorsa la lizza. E
palpita sul Campo
un bosco di braci.
Mandami l’erica
che curi la noia del già finito.
Ritorto al mio cubicolo
sogno la ronzina spossata,
il suo sangue nero.
La fronte libera dal tubercolo
di pennacchiera.
Passerà un anno ora.
Piangiamo gli abusi d’autunno,
gli immiseriti ossi.
Riempiamo la gerla di neve
e contiamo per coccole sparse
che tutto torni dov’era;
al torrido spasmo di
fonema.
Ma non sondiamo
le rocche
la seta piombata
il passo marziale.
Ché al cieco
il lampo non spiega.
Michele Masotti