Radicofani riscopre le proprie radici e lo stretto rapporto con Siena, restaurando un antico quadro che la raffigura, ritrovato in pessime condizioni nella basilica di Santa Maria di Provenzano di Siena. Domenica 7 giugno, con una solenne funzione religiosa tenuta dal parroco senese don Enrico Grassini, davanti al sindaco Francesco Fabbrizzi e agli amministratori comunali, l’opera è stata presentata alla comunità. Si tratta dell’ex voto di una famiglia di origine senese scampata a uno dei terribili terremoti che hanno caratterizzato la storia di questo luogo strategico. Dipinto nel 1700, su commissione degli Algeri, per ringraziamento alla Madonna di Provenzano,nel nome del quale si corre il Palio del 2 luglio, ha richiesto un investimento di tremila euro da parte del Comune di Radicofani per il suo recupero.
Si tratta di un olio su tela, misura 91×120 centimetri, raffigurante l’immagine della Madonna di Provenzano (in alto) che protegge Radicofani visto da sud con la fortezza e la Posta medicea (in basso). Come da accordo, preso dal precedente sindaco e attuale vicesindaco Massimo Magrini con il parroco di Provenzano Grassini (curioso binomio) il quadro rimarrà esposto per due anni nella chiesa di sant’Agata di Radicofani prima di fare ritorno a Siena. Ma questo è solo un esempio di un legame profondo tra Siena e Radicofani. L’antica Repubblica non ebbe bisogno di una conquista, ma da subito ricevette da questo territorio di confine una leale alleanza. Siena pagava una fortuna per avere dallo Stato pontificio la possibilità di controllare questo luogo strategico sulla Francigena, e la rivestì di opere d’arte, fortificazioni. In precedenza, come dimostra la vicenda di Ghino di Tacco, Radicofani accolse tante famiglie nobili senesi, cadute politicamente in disgrazia, in esilio. Questo Comune è l’unico che ha per simbolo, contemporaneamente, il leone rampante simbolo del popolo di Siena e la Balzana. “E ogni anno per S. Maria d’agosto, deva offrire alla chiesa Cattedrale un Palio scarlatto di valore 25. Fiorini, accompagnato da quattro massai”. Dunque il drappellone per la festività più importante di Siena, nel Quattrocento, secondo i documenti raccolti quattro secoli or sono Giovanni Antonio Pecci, veniva solennemente fornito da questa comunità di confine, in occasione del Palio e dei vari giochi che si disputavano all’epoca. Legami da non dimenticare e, magari, da coltivare ancora.