
Giovanni Calvino, il severo riformatore cinquecentesco, quando gli parlavano di reliquie si metteva a ridere. Roba da idolatria; una vergogna, perché sostituivano l’unico “oggetto” degno di devozione: il Padreterno. I materialisti le hanno (e ancora lo fanno) sfottute come residuo di fanatismo e oscurantismo medievale.
Calvino, ormai ce lo siamo perso; i materialisti tardo-positivisti anche, ma se qualcuno pensa ancora che la materia “reliquie” sia liquidabile con uno sghignazzo e un perculamento, allora non ci ha capito proprio niente e gli consigliamo di dare un’occhiatina a qualche pagina (non diciamo dei teologi, che questo è scontato e sono di parte) degli antropologi post-strutturalisti per capire di che cosa stiamo parlano e per rendersi conto se è materiale da scrollata di spalle o se, invece, non convoca tutti (non credenti compresi) alla riflessione sulla costruzione di un ponte mentale fra la materia e lo spirito.
Parleremo di questo e di tantissimi altri aspetti delle reliquie (compresi quelli che davvero fanno vacillare il senso di verosimile, come le tante mani di uno stesso santo o i “resti” terreni dello stesso Gesù Cristo), giovedì pomeriggio (ore 17.30) in Accademia degli Intronati (via di Città 75, Palazzo Patrizi) con Federico Canaccini, autore di un brillante libro “Sacre ossa. Storie di reliquie, santi e pellegrini” (edito da Laterza), che ci fa fare i conti (niente affatto ridanciani) con questo complesso tema che investe tanto la storia quanto il nostro presente.
Per dire: lo sapevate che c’è anche una reliquia di “san” Diego Armando Maradona?
Duccio Balestracci