Il presidente dell’associazione Il Campo Salvatore De Lio fa il bilancio dell’evento in Piazza
Capodanno in Piazza sì o no? L’evento Siena Rock ‘n’Roll Swingers è andato bene o male? Queste domande corrono sul filo della polemica social, dividendo gli stessi esercenti di Piazza del Campo. Quasi tutti hanno partecipato alla realizzazione degli spettacoli che il 31 e l’1 a pranzo hanno intrattenuto cittadini e turisti, ma chi ne è rimasto fuori si dice non soddisfatto di come sono andate le cose. Salvatore De Lio, a capo dell’associazione Il Campo uno dei “motori” della due giorni, è invece contento per i risultati ottenuti.
Capodanno in Piazza, l’associazione Il Campo è rimasta soddisfatta?
«Sì, siamo abbastanza soddisfatti, anche della novità dei pranzi musicali del 31 e dell’1. Sappiamo che sulla serata ci sono stati alcuni malumori, ma vorrei ricordare come sia normale che una piazza si riempia dalle 23. Da quell’orario fino alle 2 Piazza del Campo è stata piena, anzi stracolma. Per noi l’iniziativa è riuscita».
Secondo voi è un’esperienza da ripetere nei prossimi anni?
«Con lo sforzo di tutti possiamo migliorare il risultato. Abbiamo avuto una tempistica molto corta, venti giorni, e abbiamo operato con budget limitato. Ne approfitto per ringraziare la Banca Mps per il contributo. Noi esercenti associati abbiamo poi provveduto a metterci altre risorse.
Non condivido la strumentazione politica che vogliono fare altri proprietari di esercizi commerciali in Piazza. All’organizzazione dell’evento hanno contribuito tutte le attività tranne due, Il Campo e La nuova Birreria. Se quelli che non partecipano sono i primi a criticare c’è un problemino. Chi non fa non sbaglia. Noi invece ci abbiamo messo la faccia. Se vogliamo rendere la città più attraente, con il cambio della tipologia di turismo in atto, dobbiamo impegnarci. Per farlo bene ci vogliono tempo, risorse e programmazione».
Quali sono, secondo lei, gli aspetti migliorabili?
«Innanzitutto per lavorare ci vuole tempo. Non solo, dobbiamo andare oltre al Capodanno. Siena ha bisogno di quattro-cinque-sei eventi di caratura nazionale e internazionale. Faccio un esempio dal passato: la mostra su Duccio di Buoninsegna. Oppure provo a fare a due proposte attuali, che rispondono ai nomi di Uto Ughi e Riccardo Muti. Non scordiamoci poi che in città abbiamo l’Accademia Chigiana e il Siena Jazz. Abbiamo tutto per fare bene, ma spesso siamo noi a dimenticarcene per primi».