Arrivano a Siena le giornate europee dell’archeologia, che si terranno il fine settimana dal 14 al 16 giugno. Per l’occasione, il Museo Archeologico Nazionale del Santa Maria della Scala ha scelto di esporre al pubblico un importante pezzo un tempo appartenente alla collezione Bonci Casuccini che è oggetto di restauro.
Nel dettaglio, si tratta di un cosiddetto “graffione” etrusco in bronzo, databile tra V e IV sec. a.C., formato da un’immanicatura e una barra orizzontale su cui si impostano dei rebbi o ‘bracci’ inclinati. Uno strumento che ha avuto in passato interpretazioni varie, ma che oggi gli studiosi ritengono venisse utilizzato per l’illuminazione, tramite l’uso di protocandele o corde imbevute di materiale infiammabile passate attorno agli uncini. L’esemplare rientra, nella classificazione fatta da Vittorio Mascelli, nel secondo tipo individuato, che si distingue dal primo (caratterizzato da rebbi disposti attorno ad un anello) per la presenza della barra orizzontale. Da notare che, oltre al pezzo oggetto di intervento di restauro, il museo senese conserva un secondo “graffione” della stessa foggia, proveniente dalla collezione Chigi Zondadari.
Il graffione era già noto a Ranuccio Bianchi Bandinelli, che nel Clusium (1925) ne dà un’accurata descrizione: “Utensile che deve ritenersi, verosimilmente, un candelabro a mano, di uso probabilmente rituale […] di tali istrumenti se ne conservano alcuni altri esemplari, più o meno ben conservati […] l’esemplare Casuccini è il più integro della serie conosciuta, mancando solo un terzo gancio nel mezzo della sbarra”. Si aggiunga che, prima dell’intervento, l’oggetto era ricoperto da strati di incrostazioni ed era frammentario in uno dei bracci laterali.
L’esposizione del graffione si pone come un momento di documentazione in corso dei lavori di restauro. I lavori, condotti dalla restauratrice Nora Marosi, hanno contemplato la rimozione dalla superficie dei prodotti di degrado dannosi e incoerenti. Una volta eseguita un’approfondita pulitura meccanica, si è proceduto all’incollaggio del rebbio staccato. Infine, la superficie è stata trattata con degli inibitori di corrosione e coperta da strati protettivi per prevenire possibili attacchi futuri.
A interventi ultimati, il graffione potrà essere esposto a confronto con l’esemplare della collezione Chigi Zonzadari e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti da parte di specialisti.