Il 1° dicembre 304 (o 303 secondo alcune fonti) nei pressi di Dofana, nella diocesi di Arezzo, viene decapitato Ansano. Secondo la leggenda, Ansano della famiglia romana degli Anicii (o Anicia) sarebbe nato nel 284. Arrivato a Siena (né sul quando né sul come di questo arrivo si sa di più) avrebbe evangelizzato la città ma, per questa sua attività di proselitismo religioso, sarebbe stato imprigionato e sottoposto al supplizio della pece bollente in quella località, sotto l’antico originale insediamento senese, che da lui ha preso il nome di Fosso di Sant’Ansano. Dal supplizio della pece bollente esce miracolosamente indenne, per essere ucciso a Dofana, nel luogo dove oggi sorge una cappella a ricordo del martirio. Siamo nel 1108 quando, il 6 febbraio, l’allora vescovo di Siena Gualfredo spinge un gruppo di senesi a trafugare le spoglie del patrono Ansano, dal luogo del martirio. Dunque a Siena rivogliono il corpo del loro Santo e, si narra, che dopo uno scontro armato con gli aretini, i senesi riescono ad impossessarsi del cadavere di Ansano e a riportarlo in città per dargli degna sepoltura in duomo. A Siena, intanto, il popolo in attesa si raduna nella zona dei futuri Pispini e, intravisto il corteo con il corpo del Santo, inizia ad urlare “il Santo viene, il Santo viene”: la leggenda vuole che porta San Viene prenda da questo il suo nome (in realtà il toponimo “San Viene” deriva solo dalla volgarizzazione operata dal popolo sull’intitolazione latina della vicina chiesa di Sant’Eugenia). Tuttavia, la traslazione delle spoglie di Ansano è, forse, meno avventurosa: pare, infatti, che il vescovo Gualfredo si sia addirittura accordato con il presule aretino, Gualtiero, per spartirsi le spoglie del Santo, con il corpo trasportato a Siena e la testa rimasta ad Arezzo. In realtà, all’inizio del XII secolo, Siena sta vivendo un momento storico particolare e serve, alla nostra città, una figura che crei uno spirito unitario e un’identità nella popolazione, e colui che aveva diffuso il cristianesimo in città rispondeva a pieno a tale necessità. Si diceva che le storie che raccontano come il cadavere santo sia arrivato a Siena sono molteplici. Una delle varie “passioni” che narrano la vicenda di Ansano, ad esempio, presenta addirittura i senesi come salvatori: si racconta di come alcuni malintenzionati avessero tentato di portare via il cadavere dal sepolcro e di come l’intervento dei senesi li avesse messi in fuga e fatti desistere dall’intento. Scampato il pericolo, poi, gli stessi senesi aperta la tomba si erano accorti che il corpo era ancora integro (segno inconfondibile di santità) così decidono di trasportarlo in processione a Siena per farlo riposare nella Cattedrale. Il corpo di Sant’Ansano viene così esposto alla venerazione dei fedeli per ben tre anni, sempre guardato a vista (a volte qualcuno avesse riprovato a rubarlo!) con vari turni giornalieri di guardia. Nel frattempo si costruisce, per deporvi con tutti gli onori il Santo, un prezioso altare di marmo che rimase gravemente danneggiato dall’incendio scoppiato in duomo nel 1359. Da allora della preziosa reliquia restano solo le due braccia e un dito. Sant’Ansano è il primo patrono di Siena.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti