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Coldiretti: vola il Made in Tuscany nelle classifiche Dop Economy. Cesani:”Un 2023 in costante crescita”

Un anno da incorniciare per il mercato dei prodotti toscani. La crescita costante della Dop economy e delle esportazioni fanno volare l’agroalimentare Made in Tuscany che mai aveva toccato vette così alte. A certificarlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’analisi dell’ultimo rapporto Qualivita e dei dati Istat relativi al commercio estero. Il valore delle produzioni DOP e IGP regionali ha superato 1,4 miliardi di euro nel 2022 con un balzo del 3,2% rispetto all’anno prima, secondo l’ultimo rapporto, e Siena ha giocato un ruolo fondamentale. È il comparto vitivinicolo, infatti, con un valore alla produzione di 1, 224 milioni di euro a dettare il passo della Dop economy, grazie soprattutto alle eccellenze del territorio senese.

“A livello nazionale, la nostra regione, si trova al quinto posto tre quelle che esportano maggiormente le denominazioni di origine – spiega Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana -. Per ciò che riguarda le esportazioni del vino, la Toscana sale al terzo posto; dunque, il settore vitivinicolo è stato importantissimo per raggiungere numeri così alti nel 2023. I prodotti del territorio senese sono stati importantissimi, infatti, i vini più esportati sono il Chianti, il Chianti classico ed il Brunello. Per il cibo, come sempre, grande successo per l’olio extravergine d’oliva, ma molto bene anche prosciutto, pecorino e cantucci. Purtroppo, i prodotti elencati sono anche quelli più imitati, quindi è fondamentale tutelarli e promuoverli”.

Dati che portano sollievo ai produttori, malgrado l’aumento dei prezzi che ha caratterizzato in negativo il 2023. La causa è dovuta, soprattutto, allo scoppio delle guerre ed ai cambiamenti climatici, ai quali gli agricoltori stanno cercando di porre rimedio, per evitare danni irreversibili.

“Questo fattore è stato molto influente nelle produzioni – spiega Cesani -, perché ha portato a un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse. Il nostro invito ai consumatori, infatti, è quello di ricorrere alla filiera corta, andando direttamente dagli agricoltori, per cercare di combattere i fenomeni che conosciamo ormai bene”.

Pietro Federici

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