Tre antichi vitigni a bacca rossa, sui sette analizzati all’Istituto Agrario di Siena “Bettino Ricasoli”, hanno dato esito positivo nella degustazione di vino fatta al termine della prima microvinificazione realizzata nell’ambito del progetto “Senarum Vinea”. Si chiamano Giacchè, Gorgottesco e… 7CM. Il terzo non ha ancora un nome perché la sua origine per il momento è ignota.
A condurre le verifiche olfattive e gustative sono stati l’agronomo Valerio Zorzi e i docenti dell’Istituto Agrario (dove le viti sono a dimora) Roberto Lamorgese e Anna Ricci.
Lusinghieri i risultati, nonostante il percorso sia ancora tutto da disegnare, ma finalmente il progetto Senarum Vinea potrà contribuire a scrivere una nuova pagina per la storia della città e del suo rapporto con la cultura del vino.
Che siano il Giacché, il Gorgottesco, il Mammolo e il Prugnolo Gentile i vitigni del futuro vino di Siena? E quale ruolo potrà avere il vitigno 7CM a cui prima o poi si dovrà dare un nome?
Il Giacchè presenta un colore rosso rubino con unghia violacea; profumo intenso e pulito, con note di frutta rossa, ciliegia sotto spirito, prugna; vino con ottima beva, con struttura bilanciata, frutta in evidenza, lungo e morbido. Anche il Gorgottesco presenta un colore rosso rubino tendente al violaceo; profumo meno intenso ma fruttato, vino di buona beva, di media struttura, con caratteristico retrogusto amarognolo. In entrambi i casi sono considerati di estremo interesse sia per una produzione monovitigno che come varietà da uvaggio.
Il vitigno 7CM ha un colore rosso rubino intenso, di trama antocianica fitta, con unghia violacea, limpido; dal profumo poco intenso ma con aromi secondari di frutta rossa; di scarsa struttura, ma persistente e acidità malica in evidenza; varietà con le caratteristiche del vino da taglio, ricco di colore e con buona acidità.
Il progetto Senarum Vinea, nato nel 2007 e dedicato alla riscoperta e valorizzazione degli antichi vitigni a rischio di estinzione rinvenuti tra le mura di Siena e nelle sue immediate vicinanze, procede così a piccoli ma significativi passi grazie al coinvolgimento dell’Istituto Agrario di Siena, dell’Università di Siena e dell’azienda Castel di Pugna del Conte Luigi Fumi Cambi Gado, che il progetto ha elevato ad azienda “custode” degli antichi vitigni.
Le microvinificazioni realizzate all’azienda Castel di Pugna, sotto la guida dell’enologo Valerio Coltellini, hanno inoltre evidenziato le ottime qualità del Mammolo e dell’antico clone del Prugnolo Gentile; anche in questo caso i due vitigni sono stati selezionati dai sette a suo tempo innestati in Azienda a fine maggio nel 2016 e che, secondo l’enologo Coltellini, presentano le migliori credenziali sotto il profilo organolettico.
Prosegue così la ricerca portata avanti dall’Istituto Agrario e quella analoga altrettanto sperimentale dell’Azienda Castel di Pugna che pensa già di presentare il vino a primavera, quando sarà pronto per essere degustato dopo aver riposato qualche tempo in bottiglia.
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