Il 16 dicembre 1320, ci raccontano i cronisti, che Siena vive uno dei “maggiori terremoti che mai fussero uditi”. Leggere il resoconto è impressionante, infatti, dice: “ ed era sì grande il romore per la città di gridare misericordia, che pareva che la città andasse sotto sopra, e tutta la notte la gente andava per le chiese facendo penitenza, e ad ogni ora della notte sonavano le campane del Duomo a martello per li grandi terremoti che venivano; e tutti i frati e i preti, i quali erano per le regole, stavano in orazione e in disciplina a pregare Iddio che levasse questo giudizio, imperocchè molta gente moriva sotto le case, le quali cascavano per li detti terremoti; e molta gente andò ad abitare a Campo ed anco a tutto il prato della Porta Camollia che era pieno di padiglioni e trabacchi”. E anche i signori di Siena, non potendo fare nulla “mandaro pregando il Vescovo, che dovesse ordinare una devota processione e pregare Iddio e la sua Santissima Madre, la quale è nostra Avvocata, che per la sua infinita misericordia debbi da noi cessare tanto giuditio. Il Vescovo intese le preghiere de’ Sigg. Nove ordinò la predicazione ma anco e soprattutto ordinò che ognuno, compreso li Sigg, Nove, si confessasse e rendesse buona pace l’uno a l’altro e domandando ognuno misericordia delle proprie colpe. Nella processione molta gente devota andarono scalzi con la corregia alla gola per devozione, e andarono con la detta processione intorno al Campo e poi intorno al Duomo. E come si continuò di fare la processione anco per i Terzi, così si cessò via i terremoti e in capo del terzo giorno totalmente furono iti via”. Che Siena sia zona di terremoti è ampiamente risaputo e questa cronaca (tarda, per la verità) ce lo testimonia. Il più antico terremoto documentato in territorio senese risale, addirittura, al 1287: sappiamo che colpì il Monte Amiata, particolarmente soggetto ai sismi per la sua natura vulcanica, perché una serie di carte della primavera di quell’anno menziona i gravi danni subiti dall’abbazia di San Salvatore e da molte case, letteralmente in rovina: non sappiamo se fu avvertito anche in città ed in che misura, ma certo furono scosse “magnos et terribiles”. Sigismondo Tizio, poi, ricorda quelli, altrettanto importanti, del 1294, del 27 dicembre 1361 e del 12 ottobre 1430. E come dimenticare l’interminabile sciame sismico durato dal gennaio all’agosto del 1467, nel quale si contarono ben 160 scosse, e che meritò, addirittura, di essere immortalato in una Tavoletta di Biccherna di Francesco di Giorgio Martini: all’esterno di una porta urbana sono state allestite baracche e tende per ospitare temporaneamente i senesi impauriti e fuggiti dalla città, ma la Vergine attorniata dagli Angeli vigila su di essa, aprendo le braccia e stendendo il proprio manto protettivo.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti