Circa due settimane fa vi avevamo raccontato, in un precedente articolo, dell’approvazione del nuovo regolamento per i pubblici spettacoli e la musica dal vivo da parte del Consiglio comunale. A questo proposito abbiamo approfondito ulteriormente l’argomento con un esperto del settore, che della musica ha fatto la propria professione. Giacomo Paradiso, 36 anni, chitarrista, fondatore e docente della scuola di musica Rock Factory, ha risposto alle nostre domande sulla nuova normativa – che, lo ricordiamo, entrerà in vigore a partire dal 2 giugno prossimo.
Dopo una lunga attesa, nei giorni scorsi è arrivata l’approvazione del nuovo regolamento. Quali sono le principali differenze rispetto alla vecchia disciplina?
“Il cambiamento è stato netto. In precedenza chi intendeva organizzare serate con musica dal vivo aveva poche possibilità, in quanto da tempo non vengono più rilasciate licenze di pubblico spettacolo per i locali nell’area del centro storico. Il limite massimo di serate era di appena quattro al mese. Da giugno, invece, nulla di tutto questo. Non saranno più richieste licenze né altri adempimenti burocratici per i locali che rispetteranno i requisiti stabiliti: niente biglietti di ingresso, niente modifiche alla struttura del locale tali da renderlo un locale di pubblico spettacolo e, come sempre, il rispetto delle normative sull’inquinamento acustico. Ci sarà la possibilità di fare musica sette giorni su sette, e gli spettacoli dovranno terminare tassativamente entro la mezzanotte dal lunedì al giovedì e al massimo alle una nei fine settimana”.
Che idea si è fatto del regolamento? Ritiene che sia una normativa più aperta nei confronti della musica rispetto al passato?
“Sono spesso molto critico verso l’operato della politica in generale, ma nel complesso è un buon regolamento. È certamente migliorabile ma può essere considerato un ottimo punto di partenza. Alcuni cittadini sostengono che la nuova normativa non cambierà nulla. Io invece credo che possa concretamente aiutare musicisti e gestori dei locali, contribuendo allo stesso tempo a rendere la città più viva di sera”.
I residenti del centro storico hanno motivo di essere preoccupati? Alcuni comitati di cittadini hanno espresso dei dubbi in merito alle maggiori possibilità previste dal nuovo regolamento di organizzare eventi musicali dal vivo, temendo che questo potrebbe portare all’aumento dei rumori notturni e ad impedire il riposo.
“I cittadini non devono temere la musica. Il regolamento parla chiaro e prevede sanzioni molto severe per chi non rispetta le norme sull’inquinamento acustico. La normativa prevede inoltre che – previa presentazione della Scia (un atto con il quale si porta a conoscenza dell’amministrazione l’inizio di una determinata attività, ndr) – nei locali con capienza fino a 200 persone possano essere organizzati soltanto 12 eventi all’anno in deroga alle norme di cui abbiamo parlato prima (niente biglietto di ingresso e nessuna modifica che possa rendere l’esercizio un locale di pubblico spettacolo, ndr), di cui soltanto cinque potranno essere autorizzati a superare il limite di decibel stabilito. Lo stesso vale per l’organizzazione degli eventi all’aperto. Il Comune si è riservato la possibilità, giustamente, in caso di violazioni, di impedire lo svolgimento dei concerti. Come è facile capire, sotto questo aspetto la situazione è molto più restrittiva rispetto a prima.
Non è quindi la musica la fonte dei problemi con cui i cittadini del centro storico devono fare i conti?
“No, la musica non è la responsabile dei disagi che i residenti del centro storico subiscono, che sono piuttosto il frutto della maleducazione di alcuni avventori dei locali. Pensiamo ad esempio alla spesso citata situazione di via Pantaneto: quanti locali che fanno musica dal vivo ci sono? Soltanto uno, il Cambio, che fra l’altro è perfettamente insonorizzato e non crea alcun fastidio di questo tipo. Ripeto, il problema non è la musica, quanto piuttosto le persone che si trattengono fuori dal locale dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. Gli stessi residenti riferiscono che il disagio maggiore è rappresentato dagli schiamazzi che proseguono fino a tardi. Nel regolamento si parla di ‘obbligo del titolare e/o gestore dell’esercizio di adottare tutte le misure idonee a evitare il disturbo alla quiete pubblica e privata’, ma sotto questo aspetto gli organizzatori non possono fare molto se non predisporre un addetto alla sicurezza all’ingresso”.
Cosa può fare ciascuno di noi per migliorare la situazione?
“Ci troviamo di fronte a due diritti equipollenti. Da una parte il diritto alla libera espressione, dall’altra il diritto alla quiete. Entrambi si equivalgono. Basterebbe semplicemente un pizzico in più di senso civico e credo che non ci sarebbero problemi. Con Rock Factory organizzeremo delle dirette su Facebook nelle prossime settimane, anche con l’aiuto dell’avvocato Luca Bianchi, per approfondire il tema e per sensibilizzare le persone ad un comportamento responsabile in occasione degli eventi musicali. Noi musicisti e appassionati di musica per primi vogliamo dimostrare di meritare la fiducia delle istituzioni, comportandoci in modo educato e rispettoso”.
Quali potrebbero essere, invece, gli interventi utili in questa direzione da parte dell’amministrazione comunale?
“Una soluzione potrebbe essere quella di incentivare con dei contributi (attualmente sono comunque previste agevolazioni finanziarie che coprono quasi il 50% della spesa, ndr) l’installazione dei doppi vetri nelle abitazioni del centro storico, spesso dotate di vecchie imposte che non riescono ad isolare le abitazioni dal punto di vista acustico”.
Quali sono invece, se presenti, i punti non del tutto convincenti del regolamento?
“Abbiamo trovato, con l’aiuto dell’avvocato Bianchi, un paio di punti che non ci sono del tutto chiari. Il primo riguarda la possibilità di ‘sforare’ oltre il limite di decibel stabilito per cinque serate all’anno, rimandando ad una legge regionale che a sua volta diversifica i limiti a seconda delle aree urbane. Significa forse che i cinque sforamenti non siano da intendersi per ogni singolo locale ma complessivamente per l’area del centro storico? Il secondo punto riguarda invece le contrade. Nel regolamento non se ne fa menzione. Si deve quindi presupporre che verranno equiparate ai circoli privati e dovranno sottostare a tutti i limiti che abbiamo elencato prima, anche in occasione delle settimane gastronomiche? Sono sicuro che presto l’amministrazione provvederà a chiarire questi aspetti”.
Giulio Mecattini
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