Dal lavoro iniziato da Letizia Galli, oggi i ‘coccini del Bruco’ tornano alla luce. 800 frammenti di ceramica che trovano spazio nell’archivio della Contrada grazie ad un nutrito gruppo di lavoro. Il 6 luglio, la presentazione del libro che ne spiega la storia.
Facciamo la storia. O, forse, siamo noi ad esser fatti di storia. Frammenti, piccoli pezzi che raccontano un passato glorioso, oggetti e memorie tramandate nel tempo e che costruiscono ciò che siamo oggi. Quello che oggi, in un modo o nell’altro, siamo ‘doventati‘.
E quando c’è la fortuna di avere tra le mani questi cenni di ciò che eravamo, bisogna stringerla forte al petto, amarla e prendersene cura con passione.
Nel dicembre 2015, durante l’ultima sistemazione degli spazi d’archivio della Nobil Contrada del Bruco, vengono ritrovate otto cassette della frutta contenenti frammenti ceramici e reperti faunistici disposti e catalogati. Il loro valore, oltre a quello storico, era dovuto al nome di chi li aveva trattati.
Letizia Galli, storica dell’Arte e contradaiola del Bruco, conosciuta e apprezzata in tutta la città per il grande contributo che ha dato alla cultura senese, con le sue pubblicazioni sulla storia cittadina, i suoi interventi, o semplicemente dando una mano dentro e fuori dalla contrada.
E’ stato proprio l’affetto verso Letizia a far partire i lavori che hanno portato ad uno studio approfondito dei pezzi ed alla pubblicazione di un volume che sarà presentato il 6 luglio nel Museo della Contrada del Bruco, come se fosse nuovamente lei a guidare il percorso verso la realizzazione di un nuovo elemento culturale per la contrada e per Siena tutta, come tante volte ha fatto nel corso della sua vita.
Un ritrovamento che ha messo in moto il gruppo di lavoro formato da Luca Andreini, Guido Galgani, Matteo Ricci, Stefano Fantini, Simona Pozzi, Narcisa Fargnoli e Rita Petti, anime e professioni diverse che si sono unite per riportare alla luce quelli che sono stati affettuosamente ribattezzati ‘i cocci di Letizia‘.
Si parte dal Bruco, dagli scavi nel sottochiesa per l’ampliamento del Museo del 1979 dove vennero ritrovate le ceramiche (poi dichiarate di interesse artistico dalla Soprintendenza) e da una giovane Letizia Galli che, con lungimiranza e professionalità , salva questi frammenti di storia contradaiola e ne fa tesoro, così come era solita fare con tutto ciò che potesse arricchire il patrimonio culturale del Bruco e della città .
Gli scavi, furono portati avanti dai brucaioli stessi, gente del popolo, ed una buona parte di questi oggi, probabilmente, è andata perduta. Fu l’esperienza di Letizia a catturare il valore del ritrovamento e a metterlo in salvo.
Li mette assieme, li studia, dà voce a quei picoli oggetti, così che possano raccontare la storia del rione e della Contrada del Bruco.
E’ seguendo la linea tracciata da Letizia Galli che il gruppo di brucaioli ed esperti inizia a muoversi nel febbraio del 2016. A metterli insieme, è Luca Andreini, contradaiolo del Bruco, affidandosi all’esperienza e professionalità di Narcisa Fargnoli, storico nome della Soprintendenza e Simona Pozzi, archeologa, su impulso di Stefano Fantini, così da portare a termine quel piccolo grande viaggio iniziato dalla storica dell’Arte.
“Una volta trovati i cocci, tramite Stefano Fantini abbiamo contattato Narcisa, che a sua volta ha coinvolto Simona, da subito disponibilissima – spiega Andreini -. Ci siamo trovati più volte a fare le schede dei frammenti, guidati dall’esperienza e della professionalità di Narcisa e Simona. Quando ci siamo trovati tra le mani tutti questi ‘coccini’, non sapevamo minimamente cosa fare, essendo a digiuno della materia e in mancanza di una figura guida, come quella di Letizia. E’ stata la sensibilità di Stefano Fantini a far sì che ne rilevassimo l’importanza: da questo, abbiamo dato vita al gruppo. Questa esperienza, ci ha fatto conoscere un pezzo di storia del Bruco”.
E dallo studio, successivamente, nasce anche l’idea della pubblicazione del libro. “Lo studio minuzioso ci ha fatto pensare che valesse la pena realizzare una pubblicazione. Il libro è stato realizzato grazie al contributo di alcune ditte che nel 2015 hanno restaurato i locali della segreteria e dell’archivio che, appunto, è dedicato a Letizia Galli”.
L’unione di persone diverse, ma che si incontrano e lavorano con passione per i medesimi motivi: l’amore per la contrada e il ricordo di una donna che ha lasciato una profonda traccia in tutti quelli che hanno avuto l’opportunità di conoscerla. E quando ci si mischia, ci si conosce, si sa, possono nascere grandi cose.
“Oltre alla bellissima esperienza ed al ricordo di Letizia, è stata l’occasione per conoscere due persone di una squisitezza unica – spiega Matteo Ricci, contradaiolo del Bruco e ‘cugino bono’ di Letizia Galli -. Narcisa Fargnoli e Simona Pozzi, due autorità nel loro campo a cui, inizialmente, mi sono avvicinato quasi con soggezione, dando del Lei. Mi sono accorto subito della loro disponibilità , due persone alla mano con cui si è creata confidenza e lavorare con loro è stato un vero arricchimento. Conoscevano Letizia, in particolare Narcisa che si ricordava vari aneddoti vissuti insieme a lei. E’ stata l’occasione per instaurare un bel rapporto con due professioniste che si sono prestate con simpatia, nel ricordo di Leti, per realizzare una cosa bella”.
Un viaggio nella storia del Bruco e della città . Presumibilmente ad un periodo che va dal 1300 al 1800, in alcuni dei frammenti, si è potuto notare delle decorazioni che sono riscontrabili anche in alcuni dipinti d’epoca. L’impegno da parte della Contrada, è quello di conservare i ‘coccini’ nel miglior modo possibile. Su impulso di Stefano Fantini e degli amici di letizia, verrà realizzata una vetrina nell’archivio dove sarà esposta una parte dei frammenti, in più a quella che già è presente nel Museo.
Lo studio dei reperti ha portato anche alla pubblicazione del libro ‘Le Ceramiche della Nobil Contrada del Bruco, tra frammenti e ricordi‘, che verrà presentata nella sede museale della Contrada in via del Comune in occasione del 50esimo anniversario del nuovo Museo, il 6 luglio 2017, alle 18.30. La pubblicazione, con prefazione di Gianni Maccherini, sarà arricchita da un’altra piccola opera, frutto della mano di Rita Petti, cara al Bruco per il Drappellone del luglio 2005 e amica di Letizia Galli, la quale ha voluto realizzare un segnalibro che parlasse proprio di lei.
“Per me è un onore poter esprimere in modo non troppo da protagonista l’affetto per un’amica grande. Abbiamo studiato insieme: quando facevamo l’università , i numeri a Lettere non erano ancora quelli di oggi e questo ci permetteva di non stare troppo divisi, nonostante gli anni di differenza. Poi abbiamo collaborato al progetto Bassilichi su giagimenti culturali a fine anni ’90, abbiamo vissuto insieme cose belle e l’ho ritrovata con la meravigliosa accoglienza del mio Palio vinto dal Bruco. – racconta con piacere Rita Petti -.
Collaborare mi ha fatto un piacere immeso, ma ho voluto farlo in punta di piedi. Il segnalibro racconta l’idea dei cocci e dell’anfora che in qualche modo ha un’anima, uno spirito, che per me si associano bene alla ceramica che dalla terra diventa cosa sublimata. Ci sono delle parole che accompagnano il disegno e parlano, appunto, di questa materia. Anche nella Genesi, la vita nasce dalla terra. Rappresenta, inoltre, la creatività di chi la lavora. E’ legata all’amicizia vera, all’anima e sento la voce di letizia in sottofondo che dice ‘o come siamo doventati?’ in occasione della vittoria del Bruco. Una voce inconfondibile che mi porto dietro ancora oggi, con affetto”.
La storia di Siena, la storia del Bruco, il ricordo di Letizia.
Sì, siamo fatti di storia.
E questo, Letizia lo aveva capito.
Arianna Falchi