Ci credo che un’ so andati dalla regina… La Regina so’ io! E so’ anche allibita, ma prima di togliermi un paio di sassolini dagli zoccoli, lasciate che mi presenti: mi chiamo Gaudenzia, e sono la Regina della Piazza. C’ho il manto grigio più bello del mondo, ai mi’ tempi tutti saltavano come matti quando mi vedevano arrivà nella stalla e, mi si conceda, a buon ragione! Insomma, cittini, ho vinto quattro Palii e messo al mondo un’ so quanti figlioli, unn’è mica roba per tutti, questi mezzi ronzini di ora sembra c’abbiano da andà a passeggio, tutti lecchi con le treccine nella criniera… Brenne da du’ lire! Ah, l’ho già detto che so’ una cavalla? E che cavalla, bellini miei, su di me c’hanno scritto anche un libro.
So’ allibita, dicevo. Qualcuno mi deve spiegà che so tutte queste previsite: prequesto, prequello… Le prove di notte un’ vi bastavan più? Un’ ci so più nemmeno i tavoli in mezzo di strada, hanno fatto fori tutto e non vi voglio di’ nulla, ma se si corre la mattina alle 7… e un so’ più prove di notte, so prove alle 7! Poi, scusate eh, non per fa’ polemica, ma a queste corse di addestramento che ci fa la gente a guardà in quel modo? Oh che siete doventati tutti esperti? Mi fate stiantà dal ride, mì. Un ci capite niente, andate solo a fa i pottoni ma un è mica Palio quello. Quando correva la Regina (me medesima, bellissima et grigissima, ovviamente), la gente s’affannava a capì la differenza tra baio e sauro… Io so’ grigia eh, a me mi si riconosce benone!
Ovvìa, io a queste corse c’ho visto un monte di gente che ci incastra come la neve il 15 d’agosto, ma voglio esse’ comprensiva perché le regine so’ comprensive, mi dicono. Eviterò di fa’ polemica su quelli che guardan dall’altra parte della pista per “vedè chi è venuto a vedè”, su quelli che si fanno i selfie (qui, se al posto degli zoccoli c’avessi le mani, ci scriverei un sonetto), ma quelli più ganzi di tutti, quelli che proprio mi garbano un monte, un’ so’ i cavallai… So’ i fantinai! Il fantinaio è quello che un’ si perde nemmeno un movimento, sa quanti giri so’ stati fatti fa’ al cavallo di tale scuderia, sa con quante dirigenze ha chiaccherato quello e quanti panini alla porchetta ha mangiato quell’altro. Pori grulli! Tanto, se un vi tocca il cavallo bono, potete fa’ tutti l’accordi del creato… Se una brenna un’ va, un’ va!
Va bene, lo ammetto, tutta questa trafila fa sentire i miei colleghi decisamente più tranquilli, perché Piazza del Campo non è per tutti. Ogni volta che il tuo ferro lascia la prima impronta sul tufo, è come se iniziasse una guerra all’ultimo sangue, non importa partecipare e un’ si è lì per divertissi: devi vincere. Ora li vedo, sai, i mi’ colleghi ronzini che arrivan nell’entrone, un’ gli pende un crine e so già stati rivoltati come calzini, tranquilli, sani come pesci e bellini in forma… Ai mi’ tempi, vedevi passà qualcuno che gli mancava anche la coda! Va bene, lo ammetto, questi senesi si so’ organizzati bene, anche se avrei qualcosina da ridire su quei venti rincoglioniti che si so’ presentati all’Acquacalda eh… Ultimamente li fanno chiaccherà un poinino troppo!
Io ho vinto. Rivinto, e vinto ancora… Non contenta, ho voluto vince un’altra volta, quando ancora i materassi eran materassi, quando le curve ancora unn’eran stondate e dai palchi qualche cristiano m’entrava nel mezzo. Scusate se fo’ la vecchiarda nostalgica, ma il mi’ Palio me lo so proprio goduto, ho sentito il palpitare dei cuori impazziti dei contradaioli, tante mani mi hanno accarezzata con amore e ricordo la meraviglia negli occhi dei cittini, che un’ gli importava nulla di quanto andavo… Mi amavan solo per il fatto d’esser cavalla e quando poi so’ cresciuti, quei cittini, i cavalli li hanno amanti ancora. Perché a Palio finito, anche se hai perso, quel lallino nella stalla s’è preso un pezzo di te e te hai preso un pezzo di lui, te lo ricorderai, gli avrai voluto tanto bene o ti sarà rimasto sul gozzo, ma lo porterai con te… Sempre.
Gaudenzia, la Regina della Piazza
(Con la partecipazione di Arianna Falchi che ha scritto sotto mia dettatura. Io non so scrivere o tener di conto, per quello c’era Panezio)
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