In occasione del Terra di Siena Film Festival, l’autore Matteo Persica presenta il libro “Anna Magnani. Biografia di una donna”
Quando si parla di Anna Magnani è inevitabile pensare a lei come ad una delle più grandi attrici della storia, emblema del cinema italiano e massima espressione della “romanità”. Ma chi era veramente Nannarella? Matteo Persica, già autore nel 2007 del documentario “Nannarella 100”, ha risposto a questa domanda con il libro, “Anna Magnani. Biografia di una donna” (Odoya Edizioni), che verrà presentato proprio oggi al Terra di Siena Film Festival, e ci ha rivelato com’è nata l’idea di raccontare una Magnani inedita, ricostruendo meticolosamente ogni aspetto della sua vita e fornendo un ritratto sincero della donna oltre l’attrice.
Considerata la tua giovane età, non sarebbe stato più facile parlare di personaggi contemporanei invece che di un’attrice, seppur grandissima, del passato?
“Perché? Non ci vedo nulla di strano. Nel nostro paese si dà eccessiva importanza ai dati anagrafici, tralasciando molto spesso i veri contenuti. Non voglio che la mia giovane età costituisca un merito; quello che conta è ciò che ho fatto e sto facendo: andare alla ricerca di storie vere e rappresentarle. In questo sono diverso dagli scrittori, che personalizzano quello che raccontano. Nel contempo però, cerco di differenziarmi anche dai biografi che, come diceva il mio mito Antonio Rezza, si fanno portare a spasso dalle proprie opere. Voglio essere io invece a portare a spasso la mia”.
Cosa ti ha spinto a scegliere proprio Anna Magnani?
“La volontà di andare al di là del personaggio dipinto dall’opinione pubblica e di concentrarmi sulla storia dell’essere umano. Anna Magnani è sempre stata rappresentata come una donna isterica, volgare e dal carattere impossibile. Niente di più lontano dal reale. Intervistando infatti suo figlio per il documentario che ho girato nel 2007, ho avuto modo di conoscere una Magnani del tutto diversa, colta, riservata ed estremamente professionale. Gli aspetti nascosti della sua vita mi hanno incuriosito a tal punto da spingermi a fare continue ricerche per trovare e raccontare la donna che era. Quello che anima il mio lavoro è la ricerca della verità”.
C’è mai stato un momento in cui hai pensato di mollare?
“Il mio lavoro di ricerca è durato otto anni e, in questo lasso di tempo, ho considerato molte volte l’idea di fermarmi. Otto anni sono molti e i momenti di scoraggiamento non sono certo mancati, ma sono andato avanti, dedicandomi con impegno al mio progetto e, ad oggi, posso dire di essere cresciuto con esso. È stato un viaggio di formazione, nel quale ho imparato a rialzarmi ed a lottare. In questo Anna mi ha ispirato tantissimo e mi ha fatto capire l’importanza di seguire le proprie passioni e di lottare per queste”.
Cosa dicono di te?
“Non saprei. Sono un po’ come Anna, mi importa poco del giudizio degli altri. Il libro ha avuto successo perché ha colpito il cuore dei lettori che, grazie ad esso, hanno avuto la possibilità di conoscere la vera Anna. In un mondo in cui tutti vogliono apparire, io vado controcorrente, scegliendo di andare avanti per la mia strada senza pretesa alcune di fama o successo. Questi otto anni mi hanno reso felice ed è quello che conta”.
E Anna cosa avrebbe detto di te e del tuo lavoro?
“Lei è sempre stata una persona diffidente, forse avrebbe voluto incontrarmi. Non so se saremmo andati d’accordo, è certo però che abbiamo molte cose in comune, tra cui l’amore per la verità. Per quanto concerne il mio lavoro, il libro è una sorta di autobiografia postuma, perciò credo che lo avrebbe apprezzato o almeno lo spero”.
Emozionato per la partecipazione al Terra di Siena Film Festival?
“Sono felicissimo di presentare il mio libro in occasione di questo festival prestigioso, soprattutto perché si tiene a Siena. Sono nato a Roma, ma mia madre è originaria di Firenze, quindi conosco bene la Toscana e la porto nel cuore; con Siena però ho un rapporto speciale. Amo questa città in ogni suo aspetto: dall’aria che si respira, alla magia dei suoi tramonti. Ci vengo spesso e ogni volta mi perdo nei suoi mille colori, nella sua essenza”.
Giulia Montemaggi