Tommaso Andreini: “In questo Palio c’è il mio vissuto”

Il pittore del Drappellone nel giorno della presentazione. Il giovane Andreini racconta le sue emozioni

Manca poco, alle 19 le chiarine annunceranno il protagonista dei prossimi giorni e centinaia di contradaioli ci riverseranno speranze, attese, preghiere.

Manca poco alla presentazione del Palio e Tommaso Andreini, il pittore che ha realizzato il drappellone per la carriera di Provenzano (potete rileggere l’intervista qui), non nasconde la tensione.

 

“Parlare oggi non è facile. Sono davvero emozionato” dice Andreini, senese e contradaiolo e in qualche modo, dunque, legato a doppio filo a questo momento.

“Da quando ho avuto la notizia che avrei dipinto il Drappellone fino ad oggi, sono passati mesi, questa forte emotività non mi ha mai abbandonato. Vibravo alla prima pennellata, ho sentito il cuore in gola quando l’ho visto completo, montato sull’asta e col piatto…”.

Tra poche ore vedrai i contradaioli riuniti nell’Entrone per aspettare il ‘tuo’ Palio, comprensibile tu sia emozionato…

“Sì ma è una tensione positiva. Come se in cuor mio sapessi già che ho risposto alle aspettative. Non so se piacerà, lo spero tanto però vivo un’emozione positiva perché è fortissima la speranza che sia così. Una ‘sicurezza’, se così posso definirla, che si è costruita piano piano. Capita a volte che dal bozzetto non si riesca a rendere altrettanto sul Drappellone. Insomma, da un qualcosa che è 16×50 realizzare un’opera come il Palio, scala 1:1 non è così banale. Invece gli addetti in Comune che lo hanno visto, mi hanno detto che rende più del bozzetto. Questo mi ha dato un’emozione positiva, bella”.

Quindi anche eventuali difficoltà le hai sentite meno…

“Non voglio sembrare presuntuoso, sai che non lo sono ma non ho trovato difficoltà a realizzare il Palio. E’ il mio lavoro, non mi è stato detto di improvvisarmi falegname ecco. Il segreto è dare il fondo alla seta. Se glielo dai in un certo modo diventa come la tela di un quadro e ci lavori bene, dallo spolvero del carboncino ai colori. Mi ci sono proprio divertito a realizzarlo. Ho avuto grande soddisfazione nel vederlo prendere forma e colore giorno dopo giorno”.

Che poi lo studio in via del Porrione non ha reso facile lavorare in segreto, credo…

“Invece mi sono chiuso dentro a chiave ogni giorno, dall’alba alla sera quindi non ci sono stati problemi. Ho fatto un tavolo apposta e ci ho steso la seta lavorando in orizzontale, poi andavo su e giù sugli sgabelli ogni due minuti per avere la prospettiva reale del Palio, quando è in verticale: mi sono fatto due quadricipiti come un ciclista. Solo i miei familiari sono venuti ogni tanto a vedere e mi facevano le foto, la mia mamma mi ha immortalato dall’inizio alla fine”.

Ora che è pronto, come descriveresti il tuo Palio?

“E’ il mio vissuto e il mio gusto. A partire dall’immagine della Madonna, ovviamente si rispetta il busto di Provenzano ma ho chiuso gli occhi e me la sono immaginata, seppur velata, come il mio ideale di bellezza. Tenera, bionda, dolce. C’è Tommaso dentro a questa opera, c’è il senese c’è l’amore ma ci sono anche la sofferenza e il dolore che in questo periodo per questioni personali ho dovuto affrontare. Questa ‘creatura’ è stata plasmata in questi mesi dunque c’è tutto questo. E ci si vede bene”.
Katiuscia Vaselli