Un marchio, un brand, una sigla. E intanto fiumi carsici che escono allo scoperto, tinti di rosso sangue. Una scia di violenza insensata. Ma andiamo per ordine.
L’ultima in ordine cronologica è la strage effettuata ad Orlando da un americano di origine afghane. Ha ucciso 50 persone e ne ha ferite altrettante. E’ entrato in un club gay ed ha iniziato a far fuoco. Come un videogioco. Un bagno di sangue, una rabbia che ha fatto scempio di quell’orda inumana di ‘finocchi’ e ‘checche’. Così almeno il mondo è ripulito da questa gente immonda, deve aver pensato.
Poi ancora da noi, l’alto numero, troppo di donne uccise da conviventi gelosi, possessivi, narcisisti. Ti uccido perché hai rotto il legame, perché sei una troia, perché te la fai con un altro. Ti uccido perché tu non sei più mia. E alcune volte accade che mi uccida anche io altre volte come un gattino bagnato entro nel tritacarne della giustizia, sposo fin da subito tesi innocentiste e il mio assassino diventa una battaglia a scacchi che mi fa dimenticare la fonte del tutto.
Ed io sono qui dietro queste sbarre perché rappresento il giusto contro l’ingiusto di quel pubblico ministero, di quella gente là.
Ancora una volta l’immagine va all’Isis e alle donne bruciate vive. In nome stavolta di una brand altolocato, spirituale. Che sia la purezza della razza, la guerra agli infedeli o il possesso esclusivo, ciò che accomuna questa insensata scia di odio è l’assoluta mancanza di soggettività.
Si perché anche il delitto aveva un codice d’onore, uomini e donne che si uccidevano, prendevano a botte, stati che si fronteggiavano sulla base di ragioni dichiarate, magari false e bugiarde come gli dei di un tempo, ma il gioco era a carte scoperte. Adesso invece dietro l’orrida scia di delitti c’è il vuoto, l’assenza di uno straccio di ragione che non il semplicistico rifarsi a uno stupido brand. E questo succede sia che a scatenare l’odio sia la mano di un singolo che quelle di un clan, di una setta. Prendiamo l’Isis. Mettiamo che tu sia un uomo frustrato, insoddisfatto, violento e tu voglia scaricare l’odio, quale miglior brand dell’Isis. Quale miglior brand della donna malvagia e di una giustizia superiore? Quale miglior brand di una lotta per una giustizia più giusta? Si perché questi piccoli e grandi assassini di oggi sono il risultato del narcisismo imperante, della voglia di apparire, di essere al centro della scena e del gioco. E si uccide perché siamo ormai dentro la morte, che è non tanto quella fisica, quanto l’assenza di ogni contatto autentico con l’altro, l’assenza di una vera relazione. Nel mondo vuoto di ogni assassino, l’altro viene disumanizzato, reso oggetto, specchio del proprio odio e della propria smodata voglia di possesso. E gli assassini non sono malati (i malati di mente hanno altre cose ben più serie a cui pensare), sono semplicemente assassini, gente che uccide.
Silvio Ciappi*
*senese, criminologo e psicoterapeuta ed esperto della Commissione Europea e di altre agenzie istituzionali in tema di prevenzione della violenza. E’ anche consulente psichiatrico-forense di molti casi di cronaca giudiziaria (ultimo quello che lo vede consulente all’interno del processo riguardante Veronica Panarello, la madre accusata di aver ucciso il proprio figlioletto Loris). E’adesso in tutte le librerie il suo ultimo lavoro ‘Coca Travel. Diario sentimentale di un criminologo lungo le rotte dei narcos’ (Oltre Edizioni).
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