Via Camporegio: dal ‘Campo del re’ al territorio del Drago

In Camporeggio si sarebbero accampate le truppe di Enrico VI di Svevia che, nel 1186, avrebbe cinto in assedio Siena.

Via Camporegio unisce via della Sapienza con il vicolo del Campaccio, ma vi si arriva anche da Fotebranda attraverso la scalinata conosciuta come Costa della Serpe. Il 16 novembre 1084 viene attestato per la prima il toponimo Camporegio, che deriva dalla locuzione latina “Campus Regis”, letteralmente traducibile in “campo del Re“. Questo nome, si trova, infatti, in un contratto di affitto, datato appunto 1084, per un terreno situato “a le Sassa que dicitur a Camporegi“.

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Appare evidente che sopra la futura collina del Drago (come del resto accade anche per l’area e il toponimo Stalloreggi), si estendevano nell’XI secolo i terreni appartenenti al fisco reale, su cui i senesi pagavano le tasse, da cui il nome. Secondo la tradizione, invece, Camporegio si chiamerebbe così perché in questo luogo si sarebbero accampate le truppe al seguito di Enrico VI di Svevia, figlio di Federico il Barbarossa, che nel 1186 avrebbe cinto di assedio Siena per espugnarla e sottometterla all’Impero.

Aldilà di quanta verità contenga la ricostruzione storica, secondo cui i senesi sarebbero usciti di sorpresa da porta Fontebranda e da porta Camollia stringendo a tenaglia l’esercito imperiale e facendolo soccombere, questa interpretazione toponomastica mostra la corda perché il toponimo è attestato già un secolo prima di questi eventi. Appare evidente che l’etimo ha la stessa origine di Stalloreggi: anche sopra la collina del Drago, dunque, si estendevano i terreni appartenenti al fisco reale perlomeno in epoca longobardo-carolingia.

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Quest’area risulta, invece, di proprietà della famiglia Malavolti quando, intorno al 1225, viene ceduta ai frati domenicani per erigere la basilica di San Domenico che prese il nome di Domenico di Guzmàn, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori. Negli anni ’40 del Duecento, la strada in Camporegio venne ampliata per volontà delle autorità comunali proprio per facilitare l’accesso a San Domenico che assumeva via via sempre maggiore importanza.

Maura Martellucci

Roberto Cresti