Cultura

Via dei Malcontenti: i tristi passi verso le forche

Via dei Malcontenti prende nome dall’umore dei condannati a morte che vi passavano per recarsi alle pubbliche esecuzioni.

Via dei Malcontenti unisce via di Salicotto e piazza del Mercato. La strada fu aperta per unire la strada principale dell’odierno rione della Torre con la Val di Montone, attraverso una costa in ripida pendenza parzialmente sostituita, ai giorni nostri, da due rampe di scale che scendono sotto il muraglione realizzato nella seconda metà del XIX sec. per creare un passaggio pianeggiante verso piazza del Mercato e per far accedere comodamente ai lavatoi. Tutto ha inizio intorno al 1330 quando le prigioni del Comune, che fino a quel momento si trovavano nella parte di palazzo Alessi adiacente al chiasso del Bargello, vengono trasferite in un edificio costruito appositamente lungo via di Salicotto.

Il 16 aprile 1327, infatti, il Comune acquista due case nella contrada di Salicotto per poter costruire le carceri, con una spesa complessiva di 1.950 lire; le cronache dell’epoca aggiungono che “una prigione nuova e grande […] si cominciò di magio a capo Salicotto, detto Malcucinato, dietro al palazo del podestà […] e guastaro la chiesa che si chiamava santo Luca in palchetto, che venia dietro al palazo del podestà”. Buona parte dello spazio necessario per il nuovo edificio, infatti, fu ottenuto mediante l’abbattimento della chiesa di San Luca in palchetto, che venne ricostruita nel Borgo di Santa Maria nel 1339, forse cosiddetta perché da Malcucinato volgeva l’abside verso la sottostante piazza del Mercato.

Ancora le cronache informano che nel 1330 le carceri erano ormai fatte fino alle volte, e pertanto nella notte del 28 luglio i prigionieri furono spostati nel nuovo palazzo. Il fabbricato era a tre piani: quello inferiore, che comunicava solo con piazza del Mercato, nei secoli è stato destinato a vari usi, tra cui è testimoniato il seppellimento dei carcerati che morivano durante il “soggiorno” e la fusione e fabbricazione di artiglierie; quello intermedio ospitava le prigioni vere e proprie, mentre nell’ultimo c’era l’enorme salone per le riunioni del Consiglio Generale del Repubblica, caduta la quale fu trasformato in un teatro, prima dell’Accademia dei Filomati, poi degli Intronati.

Da qui, dunque, partivano i condannati a morte per essere accompagnati in uno dei punti destinati alle pubbliche esecuzioni: dal 1298 uno di questi fu individuato nel poggio di Santo Stefano a Pecorile, nei pressi della zona di Coroncina, per cui gli sventurati, dopo essere usciti dalle nuove carceri, s’incamminavano verso sud, lasciando una traccia indelebile nella toponomastica del primo tratto di strada che percorrevano, detta appunto dei “malcontenti”, termine che rispecchia in modo eloquente il loro stato d’animo. I condannati alla pena capitale, poi, dopo aver percorso questo breve tratto di strada, imboccavano via di porta Giustizia e proseguivano fino a giungere all’omonima porta, oltrepassata la quale si recavano al patibolo della Coroncina. Il nome più antico di via dei Malcontenti, invece, era “Costa della Palla”, attestato ancora ai tempi di Girolamo Gigli e menzionato dallo stradario del 1789.

Maura Martellucci

Roberto Cresti

Arianna Falchi

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Arianna Falchi

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