Via del Luparello unisce via del Porrione con via di Salicotto.
Tre sono i chiassi del rione della Torre i cui nomi rimandano inequivocabilmente all’uso che si faceva di queste strade e dei tuguri posti lungo di esse, in primis il vicolo del Luparello (poi il vicolo di Coda e quello delle Scotte).
Con il termine latino lupa, lupana, infatti, non s’indicava solo la femmina del lupo ma anche la prostituta, e con lupanar-lupanarium il postribolo; il verbo “lupor“, infatti, significa “frequentare le meretrici”. Alla luce di ciò si può ragionevolmente ipotizzare che il “luparello” fosse una casa di tolleranza di modeste dimensioni o, più prosaicamente, il termine indicava i giovani che avevano le loro prime esperienze amorose con le “lupe”. Appare forse meno verosimile, invece, la spiegazione etimologica offerta dalla tradizione ebraica, secondo cui luparello, nel senso sopra detto, si sarebbe incrociato con la storpiatura del nome ebraico “lulav” che significa palma; questa era una delle quattro piante del mazzo festivo usato dagli Israeliti durante la festa delle Capanne, simboleggiante la spina dorsale, anticamente venduta nel Ghetto in quell’occasione.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti