In fondo a via del Paradiso, esisteva un’antica colonna bianca che sorreggeva una lupa con i gemelli che segnava l’arrivo del Palio alla lunga.
Via del Paradiso unisce piazza della Posta con via della Sapienza. La denominazione del Paradiso è attestata fin dallo stradario del 1871. Nel campione del 1789 la strada si chiamava ancora via del Poggio Malavolti perché conduceva da San Domenico al Poggio Malavolti (oggi piazza Matteotti). Nello stradario del 1861 si legge: “a sinistra come sopra, e in faccia alla colonna, si trova la via del Poggio Malavolti, oggi del Paradiso, che sbocca nel Poggio Malavolti, oggi Prato delle Cappuccine“.
Dunque ancora nel 1861 esisteva proprio in fondo a via del Paradiso, davanti al prato di San Domenico, l’antica colonna in marmo bianco (così la descrive Macchi) che un tempo sorreggeva una scultura raffigurante la lupa con i gemelli. Forse eretta nel Trecento, tra l’altro segnava anche il punto di arrivo del Palio alla lunga, istituito nel 1306, che veniva corso in onore del Beato Ambrogio Sansedoni ogni 20 marzo.
Il “pallium” veniva sistemato proprio alla colonna. Dopo varie vicissitudini, la colonna andò in rovina e si spezzò con il terremoto del 1798 ed è descritta come “rotta” in un documento del 1815. La lupa al suo culmine, invece, non c’era più, forse distrutta o più verosimilmente solo danneggiata nella caduta.
Nel 1868 fu prima deciso il suo trasferimento a lato del prato di San Domenico e poi probabilmente fu gettata essendo ormai “tronca”. Il nome di via del Paradiso è in ricordo e legato al convento di Santa Caterina del Paradiso che si trovava e caratterizzava quest’area, fino al 26 giugno 1787, quando, per decreto del Granduca Pietro Leopoldo, venne soppresso.
Il convento era stato fondato su poggio Malavolti da alcune terziarie domenicane nella seconda metà del Quattrocento spinte dal predicatore Simone d’Angiolo, e guidate dalla priora Caterina Piccolomini vedova Guglielmi, a trasferirsi in un palazzo della famiglia Malavolti (lasciato in eredità alle suore che si riunivano nella cappella sotto le volte di San Domenico) che venne destinato a “collegio di donne ritirate dal mondo” detto “Casa Paradiso”.
Il collegio ebbe vita breve per mancanza di fondi ma le suore guidate da Caterina Lenzi, alla fine del Quattrocento, eressero addirittura un complesso religioso più ampio che si estendeva verso Camporegio. Alla fine del Cinquecento le religiose del Paradiso avvertirono la necessità di costruirne una chiesa che si affacciasse all’esterno (fino a quel momento si trovava all’interno del convento) e sotto il priorato di suor Caterina Sansedoni, nel 1623, cominciarono i lavori.
Saputo del decreto di soppressione del convento del Paradiso la Contrada del Drago, da quasi 50 anni priva di una sede, supplicò allora il Granduca di concedergli la chiesa per “destinarla ad oratorio”. Così il 29 ottobre dello stesso 1787, nel momento in cui gli edifici vennero evacuati completamente, la chiesa con tutti i suoi arredi venne affidata al Drago mentre il vasto fabbricato del convento passò in mano a privati.
Maura Martellucci
Roberto Cresti