E’ innegabile però che, per i senesi, Via di Monna Agnese è, sempre e solo, la “Piaggia della Morte”. Il nome, logicamente, è legato alla presenza in questa via della sede della “Compagnia della Morte”. Dopo varie “sollecitazioni” giunte dal fustigatore San Bernardino, intervenuto più volte a favore dei carcerati e dei giustiziati, nel 1425 viene istituita a Siena la Compagnia di San Giovanni Battista della Morte proprio per garantire un trattamento più dignitoso verso quest’ultimi e per seppellirne il corpo in un luogo consacrato. E il primo atto dei confratelli è datatao 27 febbraio 1426 quando indirizzano un’istanza al Consiglio Generale affinché venga individuato un luogo chiuso dove eseguire le pene capitali. In particolare, si fa presente che a Siena si comminano molte condanne a morte “et maximamente di uomini poverissimi e abandonati che poi, dopo la morte loro, non si trova nessuna casa da poterli seppellire”; e siccome le “iustitie […] nella magiore parte si fanno con espargimento de sangue […] Et facta la decta iustitia, et partitosi le genti [che avevano assistito alla decapitazione], esso sangue è magnato da le fiere domestiche et salvatiche, senza nessuna colpa o difecto de’ detti delinquenti. Et per none essare mai stato proveduto, come arebbe meritato et meriterebbe si fatta materia, come è consueto in molte altre ciptà, et […] per tollere via tanto inconveniente” si supplicavano i governanti di “ordinare che si faccia uno tempio in luogo di iustitia deputato solamente ad quelli che commettaranno in modo de spargimento de sangue; el quale sarebbe bastevole d’otto braccia per ogni verso e alto circha sey braccia, secondo sonno ordinati gli altri dell’altre ciptà; nel quale luogo s’entra per chiave, et tucto el popolo può molto meglio vedere le decte iustitie, la quale spesa potrà ascendere a la somma di fiorini cento vel circha”. La richiesta viene approvata con 163 voti favorevoli contro appena 18 contrari, e così di lì a poco viene eretto questo “tempio della giustizia” davanti alla porta omonima, di cui oggi non resta alcuna traccia visibile, stante le molteplici trasformazioni subite da quella parte della città. La prima sede in cui i confratelli si riuniscono fu sotto le volte del Duomo, nel locale fino a poco tempo denominato “cripta delle statue”, da dove si trasferirono in cima a via Monna Agnese in un oratorio ancora oggi riconoscibile per una pittura in facciata. La Compagnia verrà abolita da Pietro Leopoldo nel 1783, anche a seguito dell’abrogazione della condanna a morte decisa dall’illuminato Granduca.
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