Una delle traverse di viale Toselli è intitolata a Guccio di Mannaia e l’intitolazione risale alla delibera n. 99 del Consiglio Comunale del 27 gennaio 1981. Guccio di Mannaia fu un orafo di grande prestigio. Non conosciamo la data della sua nascita né quella della sua morte. La sua vita e la sua opera sono attestate da documenti che coprono un arco temporale compreso tra il 1291 ed il 1322 e ci raccontano l’attività principale di Guccio quella di cesellatore di sigilli, un campo nel quale gli orafi senesi, proprio a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo, raggiunsero livelli altissimi di espressione.
Durante i trenta anni che sono documentabili, il Comune di Siena commissionerà regolarmente a Guccio di Mannaia tutti i sigilli necessari a convalidare gli atti degli uffici pubblici come la Gabella e la Biccherna. Nonostante ciò bisogna dire che nessuna matrice può essere collegata con assoluta certezza al nome dell’artista senese. In realtà la sua unica opera certa superstite è il calice d’oro incastonato di smalti donato da papa Niccolò IV, primo papa dell’ordine francescano, alla Basilica di San Francesco di Assisi e conservato ancora oggi nel museo del Tesoro della Basilica stessa. Alla base del calice, infatti, vi è un’iscrizione che dice: “NICCHOLAVS PAPA QUARTVS / GVCCIVS MANAIE DE SENIS FECIT”.
Il calice, commissionato all’artista direttamente dal pontefice, è considerato un unicum nella storia dell’oreficeria. Di Guccio sappiamo che nel secondo decennio del Trecento era allirato in “Vallepiatta di sotto” mentre i suoi fratelli erano iscritti nella Lira di “Vallepiatta di sopra”. Dell’artista senese conosciamo inoltre il nome dei tre figli, Montigiano, Mannaia e Giacomo, che seguirono tutti le orme professionali paterne, come ci dice un contratto datato 1329, anno in cui Guccio risulta già morto.
Maura Martellucci
Roberto Cresti