Via Pace di Valentino unisce viale Toselli con via dell’Artigianato ed è accanto alla strada intitolata all’altro grande orafo suo contemporaneo: Guccio di Mannaia. Anche questa intitolazione, come quella a Guccio, risale alla delibera n. 99 del Consiglio Comunale del 27 gennaio 1981. Conosciuto da tutti come “Pacino“, Pace di Valentino fu l’orafo più famoso vissuto nella nostra città nella generazione precedente Guccio di Mannaia e i suoi contemporanei di cui abbiamo parlato in questa rubrica nelle scorse settimane. La prima notizia che sembra risalire a questo personaggio, la cui vita e le cui opere restano ancora oggi velate di mistero, è del 1257 quando viene pagato per la realizzazione di alcuni sigilli.
E se alla metà del XIII secolo viene già pagato come orafo si può ipotizzare che in quel periodo avesse almeno una ventina d’anni. Nel 1264 è registrato un altro pagamento, da parte del Comune di Siena, perché Pacino aveva eseguito la palla che ornava il Carroccio senese e l’anno successivo, a Pistoia, ricevette il prestigioso incarico di realizzare un calice d’oro e una legatura di codice in argento d’orato per eseguire i quali si trasferì addirittura in quella città. Sempre per l’Opera di San Iacopo di Pistoia l’artista realizzò numerosi altri arredi sacri assai preziosi. Pace di Valentino fu il primo orafo senese ad intrattenere rapporti con la santa sede a partire dal pontificato di Niccolò III sotto il quale fece parte dei “servientes armorum nigri” della famiglia pontificia.
Negli anni Novanta del Duecento papa Bonifacio VIII gli concesse, per non meglio specificati servizi resi alla Chiesa, numerosi beni nella zona di Montefiascone. Sappiamo infine che Pacino era certamente morto nel gennaio del 1300 quando il figlio Antonio versa il censo alla camera apostolica a nome del padre.
Maura Martellucci
Roberto Cresti