Via Pianigiani unisce piazza della Posta con Banchi di Sopra e piazza Salimbeni. Quello che oggi è comunemente conosciuto come “il Corso” cittadino, dalla Croce del Travaglio fino a piazza Matteotti, è in realtà un percorso che si è formato in tempi relativamente recenti: Banchi di Sopra, infatti, è una strada antica, mentre via Giuseppe Pianigiani, che da piazza Salimbeni conduce fino a piazza Matteotti, fu realizzata solo ai primi del Novecento. Fino ad allora, insomma, questa via non esisteva e Banchi di Sopra proseguiva il suo corso lungo via Montanini, seguendo l’antichissimo tracciato della Francigena.
Già nella seconda metà dell’Ottocento, però, era maturata l’idea di trasformare l’angusto spazio del cosiddetto Poggio Malavolti in una moderna e più ampia area, in grado di ospitare anche alcuni edifici pubblici: fu così che nel 1902 si avviarono i lavori per creare quella che oggi è piazza Matteotti (ovvero piazza della Posta. Per la verità la piazza si è chiamata così fino al dopoguerra: fu solo con la Liberazione che le si cambiò il nome intitolandola al martire antifascista. Abbastanza logico dunque che la vecchia intitolazione si sia mantenuta a livello di parlato popolare e che per i senesi sia rimasta piazza della Posta), grazie anche al contributo finanziario di 50.000 lire erogato dal Monte dei Paschi.
Per raddoppiare le dimensioni della piazza furono acquistati, e subito abbattuti, l’antico convento delle Suore Cappuccine e l’annessa chiesa di Sant’Egidio, che sorgevano nel luogo oggi attiguo al palazzo delle Poste, ma soprattutto si dovette progettare un collegamento diretto tra questo nuovo spazio urbano e Banchi di Sopra, creando proprio via Pianigiani. La realizzazione non fu indolore poiché fu necessario abbattere tutta una serie di edifici antichi, che provocarono lunghe polemiche. I lavori durarono dal 1903 al 1904 e la vittima più illustre fu senz’altro la torre del Pulcino, ritenuta da taluni di età romana. L’abbattimento fu preceduto da diatribe che fermarono temporaneamente i lavori. Dopo qualche mese di accese discussioni, alla fine si decise di demolirla “per agio e decoro del pubblico transito”, ma nel luogo dove sorgeva, a capo di via dei Termini, venne apposta una targa in sua memoria.
La nuova via fu intitolata all’ingegnere senese Giuseppe Pianigiani, cui già lo stradario del 1871 aveva dedicato il Poggio Malavolti. Nato nel 1805, Pianigiani deve la sua fama all’aver progettato il primo tratto ferroviario della città, quello che da Empoli giungeva a Siena, opera realizzata tra il 1845 e il 1850. Dopo aver studiato all’Accademia delle Belle Arti ed essersi specializzato in architettura e matematica, si era trasferito a Firenze, dove aveva affinato le sue conoscenze grazie al legame con il celebre astronomo e matematico Giovanni Inghirami. Ottenuta a Siena la cattedra universitaria di Fisica Teoretica, nel 1836 si recò prima a Parigi e poi in Inghilterra, dove entrò in contatto con i migliori ingegneri del suo tempo e dove studia la nuova rete ferroviaria britannica.
Tornato in Italia, mise a frutto le sue conoscenze entrando a far parte della Commissione presieduta da Luigi Serristori per la strada ferrata Firenze-Livorno, alla quale lavorò tra il 1841 e il 1842. Morì nel 1850 in una casa oggi segnata dal numero civico 3 di piazza Matteotti, come ricorda una lapide. Lungo via Pianigiani, tra il 1905 e il 1913, l’architetto Fulvio Rocchigiani costruì la “Casa del Popolo”, voluta dalla Federazione delle Leghe di Siena per “l’elevamento morale ed intellettuale della classe operaia”, poi incendiata dai fascisti nel 1923 e divenuta sede del partito a Siena, e che oggi ospita il Consorzio Agrario.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
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