Via di San Pietro a Ovile è una breve costa della lunghezza di appena una ventina di metri, che collega via del Giglio a via dei Rossi. La viuzza fu realizzata nel Duecento per unire l’arteria principale del borgo di Ovile (appunto via dei Rossi) con un’antica chiesa dedicata all’apostolo Pietro, a cui sfociava proprio di fronte, spiegandosi così il suo nome, attestato sin dal Campione del 1789 (“costa di S. Pietro”) e confermato poi dallo stradario comunale del 1871 nella forma attuale. In origine, però, la chiesa di San Pietro nel borgo di Ovile non si trovava lungo via del Giglio dove oggi, ma nel luogo dove sorge la basilica di San Francesco, quando ancora quest’ultima non era stata edificata. Anzi il primo cenobio senese dei “Frati Minori”, come venne denominato l’Ordine fondato da Francesco, si insediò nell’angusto eremo di Ravacciano, dove rimase fino al 1236, quando papa Gregorio IX gli concesse proprio la chiesa parrocchiale di San Pietro ad Ovile, la piazza prospiciente e una vigna nei pressi, in modo da avvicinarsi alla città. Negli anni successivi, però, si stabilì di costruire una chiesa più ampia e dignitosa in onore del Santo assisiate, auspicata peraltro sin dalla sua canonizzazione avvenuta nel 1228, e allo scopo fu individuato proprio il poggio dove sorgeva la parrocchia di San Pietro ad Ovile. Quest’ultima, pertanto, fu trasferita nell’attuale collocazione di via del Giglio, dentro le mura duecentesche, dove nel 1247 risulta sicuramente già compiuta e distinta dalla nuova sede dei Frati Minori in fase di edificazione. L’antica chiesa di San Pietro esisteva ed aveva il titolo parrocchiale già nella seconda metà del XII secolo; nel 1189, infatti, ebbe inizio una lunga controversia sui diritti parrocchiali tra questa e l’Abbazia di San Michele al Monte di San Donato (oggi meglio conosciuta come la chiesa dell’Abbadia), che vide il diretto coinvolgimento di una rappresentanza del popolo di San Pietro. Nonostante la pronuncia di un primo lodo, nel 1229 si scatenò una nuova lite, per risolvere la quale furono ridisegnati con estrema precisione i confini parrocchiali a favore di San Pietro. Proprio questo documento prova che la chiesa era ancora dove poi sorgerà San Francesco. Nel 1321, quando ancora lo Studium cittadino non aveva un edificio proprio dove svolgere le lezioni, l’ingente numero di scolari che emigrarono a Siena dall’Università di Bologna, a seguito dei noti contrasti con le autorità, costrinsero il Comune ad una soluzione di ripiego. Così alcune chiese cittadine furono adibite ad aule e tra queste va annoverata anche San Pietro ad Ovile, ormai in via del Giglio, con San Cristoforo e Sant’Agostino. Curiosamente in tempi recenti la chiesa, ormai sconsacrata, è tornata ad ospitare per qualche anno lezioni universitarie. Dell’antico edificio resta la facciata romanica a capanna, mentre l’interno è stato totalmente ristrutturato nel corso del Settecento, quando andò perduto anche l’adiacente chiostro. Questi lavori vennero eseguiti negli anni Trenta del secolo. Nel febbraio 1739, sotto la guida del sacerdote Luca Raffi, furono compiute le volte, mentre la ristrutturazione delle due navate laterali era appena terminata. Il 28 maggio 1758 l’arcivescovo Alessandro Cervini-Ugurgeri consacrò la nuova parrocchia. Dopo il 1732 la Contrada della Giraffa, rimasta senza sede da officiare, chiese ospitalità al parroco di San Pietro, che la concesse periodicamente dietro compenso di due libbre di cera all’anno. Alla Contrada fu addirittura consentito di tenervi un armadio contenente oggetti usati nelle celebrazioni liturgiche e in occasione dei Palii. Dopo il 1758 la Giraffa non viene più attestata in San Pietro ad Ovile.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti