Le strade che portano verso Piazza del Campo, hanno preso la loro denominazione dalle attività che le popolavano: da qui, prende nome anche il vicolo dei Borsellai.
Fra le strade che portano verso Piazza del Campo alcune mantengono ancora oggi l’antica denominazione delle attività che vi si esercitavano prevalentemente. Le attività, nel medioevo, si dispiegavano sull’intero tessuto urbano, tuttavia è innegabile che la maggiore presenza di alcune di esse in certe strade finivano per denominare le vie stesse. Così, avvicinandoci a quello che erachiasso della Gigia il cuore commerciale della città, il Campo, appunto, non ci stupisce trovare vicolo dei Borsellai attraverso la quale, ancora oggi, si accede da Banchi di Sotto al Campo.
Tuttavia, con l’avvento del governo dei Nove, e di quelli a seguire, la piazza diventerà per i senesi, e per chi voleva saper dimostrare di guidare Siena, il “salotto buono”, tanto che, nel Quattrocento, verranno allontanate da qui tutte le attività che portavano sporcizia e cattivo odore: calzolai e, soprattutto, cuoiai e pellai. Resteranno le attività che vendono il “prodotto finito” (evitando le fasi delle lavorazioni e della concia) come i borsellai, appunto.
Il vicolo dei Borsellai (detto in epoca medievale anche “chiasso Bujo” perché completamente coperto) all’inizio dell’Ottocento (la prima attestazione da noi rintracciata con certezza è del 1834) e ancora ai primi del Novecento, veniva popolarmente denominato “chiasso della Gigia” (e talora, ma meno spesso, del Livornino), presumibili soprannomi di personaggi che vendevano borse e borselli nel vicolo.
In particolare il nome Gigia è citato anche in atti pubblici (per esempio nel processo del 1834 per i “problemi” tra Nicchio e Onda del palio d’agosto di quell’anno), per cui era un nome popolare ma di fatto conosciuto da tutti anche se non compare mai in alcun stradario ufficiale. Una ulteriore curiosità: davanti al vicolo dei Borsellai si dava la mossa per le bufalate. Solo l’ultima bufalata, quella del 3 novembre 1650, partirà dal vicolo di San Paolo, dove era, di solito, l’arrivo.
Maura Martellucci
Roberto Cresti