Vicolo del Tiratoio: l’arte della lana e Santa Caterina

Nel vicolo del Tiratoio, avveniva l’ultima fase della produzione tessile. Dopo essere stati conciati e follati, i panni venivano tesi ad asciugare nei tiratoi.

Il vicolo del Tiratoio inizia dalla piazzetta antistante fonte Branda per scorrere parallelo a via di Santa Caterina e sfociare nella Costa di Sant’Antonio, fiancheggiando l’edificio dove nacque la santa.
Il tiratoio, la “domus tiratorium” come é definito dalle carte trecentesche, era, infatti, il luogo ove si effettuava l’ultima fase della produzione tessile: dopo essere stati conciati e follati nelle gualchiere, gli impianti meccanici azionati dall’acqua dove si rassodavano e lavavano i panni, quest’ultimi ancora bagnati erano tesi ad asciugare su appositi tenditoi, detti appunto tiratoi.

L’allestimento e la gestione di questi mezzi di produzione erano affidati a privati cittadini e alle corporazioni dei lavoratori. Nella Siena di inizio Trecento troviamo ancora alcuni privati che possedevano dei tiratoi, concentrati soprattutto nel popolo di Sant’Antonio, ossia nel territorio in questione visto che la parrocchia omonima, demolita intorno al 1940, si ubicava nel cortile davanti alla casa di Santa Caterina, il cosiddetto “portico dei Comuni d’Italia” creato proprio grazie all’abbattimento della chiesa.
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Di lì a poco, però, furono soppiantati dall’Arte della Lana, la corporazione che riuniva i produttori di panni, soprattutto a causa degli alti costi insiti nel mantenimento della struttura. I tiratoi in origine erano posti all’aperto e potevano essere “retti” o “piani”, a seconda che l’intelaiatura destinata ad accogliere i panni fosse, rispettivamente, perpendicolare o parallela al terreno; progressivamente i primi sostituirono i secondi, occupando meno spazio e permettendo un’asciugatura più rapida.

Intorno alla metà del secolo XIV ci fu un’innovazione importante: si allestirono degli impianti all’interno di grandi costruzioni e in particolare tra il 1338 e il 1346 ne furono realizzate cinque, due nel borgo di Santa Maria, due nel popolo di Sant’Antonio ed una nella contrada di San Lorenzo (zona via Garibaldi). In particolare nel 1344 l’Arte della Lana, decise di costruire nel popolo di Sant’Antonio una “domum bonam” sviluppata su due piani, a pianta rettangolare della grandezza di metri 40 x 15 circa, dove approntare un tiratoio. Questo edificio, profondamente modificato nei secoli da rifacimenti in muratura e restauri continui, oggi sede delle monache di Santa Caterina e di un asilo materno, è ancora visibile lungo il vicolo del Tiratoio, che da esso prende il nome.

Maura Martellucci

Roberto Cresti