Quando via delle Terme si innseca in via della Sapienza ci troviamo davanti il vicolo della Palla a Corda. Sembra ormai certo che il caratteristico vicolo debba il suo nome al gioco della palla a corda, assai in voga tra il Rinascimento e il Settecento, ma probabilmente inventato già nel tardo Medioevo. Considerato l’antesignano del moderno tennis, consisteva nel lanciare e respingere la palla con il palmo della mano al di sopra di una corda sospesa a metà campo. Solo in un secondo momento per colpire la pallina fu introdotta una paletta di legno e pergamena, che a sua volta fu poi sostituita da una racchetta. La partita era disputata da due squadre composte di un numero variabile di giocatori, i quali potevano respingere la palla al volo o dopo il primo rimbalzo a terra; se non ci riuscivano, la formazione avversaria segnava 15 punti a proprio vantaggio. Un gioco terminava quando una delle due compagini totalizzava 60 punti, mentre un’intera partita si articolava di solito in quattro giochi. In Italia la pallacorda ebbe un periodo di discreta diffusione intorno al Quattrocento, ma fu soprattutto in Francia che il jeu de paume, come lo chiamavano oltralpe, spopolò letteralmente. Per questo motivo è probabile che siano stati proprio gli studenti stranieri, che frequentavano numerosi il vicino e già rinomato Studio Senese, allora posto alla Sapienza, nei locali che oggi ospitano la Biblioteca degli Intronati, a diffondere in città la pallacorda. Si è sempre ritenuto che le partite venissero giocate negli spazi verdi che dividevano il vicolo dal sovrastante Poggio Malavolti, o magari che si sfruttasse la particolare conformazione del chiasso, stretto ed allungato, come ideale “campo da gioco”. D’altra parte le partite di pallacorda venivano giocate sia all’aperto su terreni di notevoli dimensioni, la cosiddetta longue-paume, che al chiuso dentro locali appositamente adibiti, la courte-paume, tanto è vero che il termine pallacorda indicava non solo il gioco, ma anche il luogo dove si svolgeva. A Versailles, ad esempio, il salone dove si disputavano le partite, situato nell’antica Rue de l’Hotel-de-Lorge, si chiamava jeu de paume, divenuto celebre nel 1789 quando vi si riunirono i rappresentanti francesi del Terzo Stato per prestare il giuramento di non separarsi finché al paese non fosse stata data una Costituzione (noto come giuramento del Jeu de Paume). A Siena la pallacorda si giocava utilizzando un locale posto nel vicolo, del quale parla espressamente Giovanni Antonio Pecci nel “Giornale Sanese”: tra gli svariati divertimenti dell’estate del 1732, infatti, il cronista cita anche “i balli, salti ed altre forze su le funi” che si erano tenuti nella “stanza della Palla a Corda vicina alla Sapienza”. E suo figlio Pietro, continuatore del Giornale alla morte del padre, in un’annotazione del luglio del 1772 afferma che il vicolo della Palla a Corda è detto così “perché serviva per questo gioco”. Oggi è impossibile riconoscere dove si trovasse, anche perché il vicolo ha subito diverse trasformazioni: la pianta del Vanni di fine Cinquecento mostra che in origine la strada, sotto forma di angusto sentiero, si dirigeva verso il convento delle monache domenicane di Santa Caterina, noto come del Paradiso, comunicazione che risulta già interrotta in una mappa dei primi dell’Ottocento. In passato, inoltre, il vicolo oltre a girare a sinistra proseguiva anche diritto, oltre l’odierna stalla del Drago, da dove risaliva verso il poggio Malavolti (piazza Matteotti) tramite una scalinata detta dei Buoninsegni, perché attraversava un ameno giardino fatto realizzare da Giuseppe Buoninsegni nel Settecento.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti