Il vicolo della Torre scorre sul fianco destro di palazzo Tolomei e collega Banchi di sopra con via dei Termini. Il nome è antico e compare sin dai più primi stradari comunali. Di norma si ritiene che la torre che presta la denominazione al vicolo fosse pertinente al palazzo Tolomei, ma probabilmente non è così. Il magnifico edificio ricostruito dalla famiglia intorno al 1270, infatti, non era dotato di torre, e gli unici resti di un corpo di fabbrica di questo genere vennero rintracciati durante l’intervento di restauro che lo interessò alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. A seguito di scavi per la creazione di un interrato, infatti, alla profondità di 4 metri furono ritrovate delle enormi fondamenta, subito interpretate come quelle di una torre, il cui lato accessibile misura la bellezza di 7,80 metri, quasi certamente distrutta proprio per lasciar spazio alla costruzione del palazzo. In effetti quest’ultima è citata espressamente solo in un atto del 1263, ossia prima del suo presumibile abbattimento, dopodiché solo il cronista Agnolo di Tura parla di una “torre posta dentro al palazo de’ Tolomei”, che il Comune di Siena “faceva guardare di notte”. E’ quindi verosimile che non possa essere stato un manufatto demolito sin dal Duecento a dar nome al vicolo adiacente. La strada, però, sfocia in via dei Termini proprio in corrispondenza esatta con una torre in pietra oggi cimata, ma ancora ben individuabile al n. c. 31, anche perché misura in altezza più di 24 metri. Un tempo apparteneva alla ricchissima famiglia dei Bonsignori, che qui aveva il proprio casamento principale, i banchieri forse più potenti d’Europa nel XIII secolo, grazie alla straordinaria abilità di Orlando, fondatore della cosiddetta “Magna Tavola” insieme al fratello Bonifacio. Morto Orlando, infatti, la parabola del banco cominciò la sua fase discendente, culminata nel rovinoso fallimento di inizio Trecento, che ebbe strascichi per i malcapitati eredi fino alla metà del secolo. Passata in proprietà alla famiglia Bargagli, la torre viene raffigurata ancora altissima da Francesco Vanni alla fine del Cinquecento. Finché nel gennaio del 1732, come narra Giovanni Antonio Pecci nel “Giornale Sanese”, fu “abbassata e ridotta al pari delle case” circostanti per volontà del proprietario Claudio Bargagli, all’epoca rettore dell’Opera Metropolitana del Duomo. E’ perciò assai probabile che il nostro vicolo abbia assunto il nome proprio da questa torre.
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