Vicolo dell’Oro unisce via di Salicotto con il Rialto. La denominazione di vicolo dell’Oro è antica: in un elenco di 145 case che risultavano pericolanti nel 1448, ben tre sono situate nel “chiasso dell’Oro”, una di proprietà di Meo di Niccolò di Cione, confinante con quelle di Bernabeo portatore e Bartolomeo di Miniato vettigale, una dello stesso Bernabeo di Angelo, e l’ultima di Checco di Tommè, che si trovava dove corre il trabocco della fonte di San Giusto .
Di pochi anni dopo, poi, è un atto di compravendita, stipulato nel 1461, con il quale Giovanni di Bartolomeo, canonico di San Martino, cede ad Arrigo e Ferdinando di Giovanni, Cristofano Mazzuoli e Matteo di Giovanni, tutti calzolai, una casa posta nel chiasso dell’Oro. I calzolai erano d’origine germanica e usarono la casa in questione per erigervi un ospedaletto dedicato alla Madonna dove ospitare gli “alemanni” dimoranti a Siena e iscritti all’Arte della Vacca .
Abbastanza evidente la spiegazione dell’antico toponimo, soprattutto considerando la sua vicinanza con il vicolo degli Orefici e con via Pagliaresi. La famiglia dei Pagliaresi, infatti, commerciò in oro e forse si deve ad Ildibrandino Pagliaresi, vissuto a cavallo della metà del Duecento, l’espansione dell’attività orafa per queste strade. Tra il Duecento ed il Trecento, del resto, tra le arti minori in grande sviluppo in città vi era proprio quella degli orefici, che lavoravano, in realtà, oltre ai metalli preziosi, anche rame, bronzo ed ottone.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
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